Affrontare (realmente) i problemi di inclusione dei disabili si può, parola di “In Touch”.

Andare oltre le iniziative autoreferenziali e poco sostanziali per l’inclusione dei giovani disabili. Di questo è di molto altro si è parlato il 17 gennaio 2024 nel corso del congresso “i giovani disabili per l’inclusione” tenutosi a Sarajevo nell’ambito del progetto Erasmus+ Gioventù “In Touch”, promosso da un consorzio internazionale coordinato dall’Associazione sarda ABICI.

Una giornata animata da due panel di relatori, tutti giovani bosniaci con disabilità, particolarmente significativa per il potente vissuto personale condiviso e per le soluzioni di grande impatto proposte nel corso delle conferenze tematiche.

Un momento della conferenza In Touch
Un momento della conferenza In Touch

“Da piccola ho sempre voluto fare l’attrice e la mia disabilità motoria non mi ha mai fermato”, spiega Salma Plancic. “Fin dai primi anni ricordo che mi allenavo per ore di fronte allo specchio per provare espressioni e non ho mai voluto rinunciare al mio sogno: lavorare in teatro ed essere accettata come qualsiasi altro/a attore/attrice. Nel corso degli anni – prosegue – non ho mai permesso a nessuno di discriminarmi per la mia disabilità e ho sempre voluto essere me stessa. Grazie a Lotos – organizzazione partner di In Touch – ho trovato una famiglia e con loro ho avuto la possibilità di andare in tourné in Bosnia con un mio spettacolo teatrale. Eventi che mi hanno portato nei diversi teatri del mio Paese e, grazie a questa attività, per pochi minuti in ogni città ho vissuto il mio sogno: essere un’attrice”.

LEGGI ANCHE:  Strutture socio-assistenziali e sanitarie. Persiste il divario Nord-Sud nel Paese.

Storie di grandi sofferenze che non nascondono, però, tenacia e spirito resiliente: “Nei concerti a Sarajevo gli eventi non sono mai stati accessibili prima della mia campagna di protesta presa in carico anche dai media locali e dalle celebrità. Ad oggi posso dire che gli organizzatori di eventi sono più sensibili alla questione accessibilità e da quello che si sente in giro per Sarajevo nella gestione degli spettacoli si sta provando a migliorare l’accesso perchè, come spesso dicono gli organizzatori, “ci può sempre essere una ragazza con la carrozzina pronta a protestare”, ha concluso Selma.

Esperienze di vita a prova della “edulcorata” narrazione sui diritti e valori spesso messa in pratica da “talune” organizzazioni dei disabili, spesso più interessate al lato economico e finanziario rispetto all’inclusione dei giovani disabili.

“Io spero che tutti i disabili abbiano modo di vivere il loro sogno – ha aggiunto poi Pelka Jovicic, giovane attivista per i diritti dei disabili -. Nel mio comune mancava una fermata di bus accessibile per le persone disabili e, piuttosto che restare a lamentarmi, ho convinto altri coeatanei a costruirne una, dimostrando che anche se le istituzioni non sono accessibili e spesso poco sensibili ai diritti dei disabili, non bisogna smettere di essere attivisti”.

“Si parla sempre di diritti e uguaglianza ma la realtà è che c’è poca sostanzialità. Da disabile chiusa nel proprio mondo con Lotos ho capito il mio valore e da tempo lotto attivamente per l’accessibilità dei disabili. Azione che per me rappresenta un privilegio – ha dichiarato Bojana Bojadic, giovane sorda residente a Tuzla -. Il mio percorso verso l’indipendenza e la promozione dei diritti magari può motivare altri giovani disabili ad agire, migliorarsi e far sentire la propria voce”.

Un momento della conferenza In Touch
Un momento della conferenza In Touch

Contro l’autoreferenzialità delle campagne per i diritti dei disabili, ricordano i giovani del panel “si possono fare grandi passi anche con piccoli gesti”. “Voglio andare a votare nel mio seggio come un normale essere umano, invece ogni volta che sono andato a esprimere il mio voto mi è stato detto che dovevo aspettare la scheda elettorale nella mia macchina, come un cittadino di serie B. Esiste poi un problema di accesso alle informazioni. Nella comunicazione politica (e non solo), manca infatti un’azione di divulgazione delle informazioni accessibile, a partire dall’assenza di traduzioni nella lingua dei segni e braille”, ha detto una giovane partecipante dal pubblico nel corso del dibattito.

LEGGI ANCHE:  L'Ucraina in Russia. Altri 125 milioni di dollari in armamenti da Washington.

Sulla customizzazione dei percorsi di educazione non formale per le esigenze dei giovani disabili ha parlato poi Armin Babovic: “E’ importante creare iniziative giovanili accessibili per ragazzi e ragazze disabili. Per questo abbiamo iniziato con Lotos ha creare dei workshops sul tema della disabilità barriere, social media, così da coinvolgere in attività di focus group i nostri coetanei, con e senza disabilità, così da promuovere la reciproca comprensione, contrastare lo stigma e, perchè no, creare nuove amicizie. Anche i giovani cosiddetti normodotati sono fragili – ha aggiunto Armin -. Spesso peccano di capacità trasversali, di mancanza di sicurezza e di grandi problemi di inclusione proprio come noi giovani disabili. Siamo, quindi, obbligati a trovare soluzioni per migliorare la nostra qualità di vita. E’ una constinua sfida e, grazie alla creazione di gruppi di supporto, i giovani che partecipano alle nostre iniziative si aiutano a vicenda. Credo – conclude – che la tecnologia e i social network aiutino a esprimere le proprie emozioni, incontrare persone online. Attività che per molti significa poter andare fuori dalle proprie stanze e superare i limiti legati alla disabilità. Ma anche qui servono miglioramenti nelle tecnologie per sostenre le persone con disabilità sensoriali”.

LEGGI ANCHE:  Poste acquisisce LIS, Del Fante: "Pietra miliare del nostro percorso".

“Essere disabile mi ha portato negli anni a domandarmi quale fosse il mio posto nella società e il mio ruolo. Ho sofferto molto la solitudine – ha aggiunto Bojana Bojadic parlando della sua attività da attivista a Lotos -. Ricordo un viaggio per Strasburgo duranto ben 26 ore, al termine del quale alla frontiera tedesca ebbi problemi con la polizia tedesca perchè non potevo rispondere alle domande degli agenti essendo sorda e non avendo alcuna assistenza. Quest’anno – conclude – andrò all’Università che, come facilmente immaginabile, non è accessibile. Anche qui dovrò lottare ma non ho paura, sono sempre riuscita a trovare le soluzioni da sola”.

foto Sardegnagol, riproduzione riservata