AfD “monitorata” dai servizi segreti durante la campagna elettorale, ESN: “Principi democratici a rischio?”.

E’ in linea con i principi democratici la condotta di un Paese europeo che permette ai servizi segreti di monitorare un partito di opposizione? A domandarlo alla Commissione europea, recentemente, è stata l’eurodeputata del gruppo dell’Europa delle Nazioni Sovrane, Christine Anderson, critica verso il trattamento subito dal partito di Alternative für Deutschland nel corso delle ultime elezioni tedesche. Partito, al centro di un procedimento giudiziario che non ha ancora avuto neanche l’accesso al rapporto di 134 pagine stilato dalle autorità tedesche, rendendo, di fatto, più difficile un riesame giudiziario ben fondato e la garanzia di un giusto processo sancito dall’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE.

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Vicenda, per nulla edificante, che, se da una parte pone seri interrogativi sulla gestione dell’intelligence e il rispetto dello Stato di diritto, dall’altra esprime la necessità di introdurre nuove misure per la tutela della libertà di espressione e di partecipazione politica, come sancito, per esempio, dall’articolo 11 e dall’articolo 12 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE.

Sorveglianza e “processi alle intenzioni” passabili per questioni di sicurezza nazionale, come dichiarato (in modo preoccupante) dal Commissario Didier Reynders, intervenuto sul testo dell’interrogazione parlamentare a nome della Commissione europea: “La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – spiega l’esponente della Commissione von der Leyen – si applica agli Stati membri solo quando attuano il diritto dell’UE, in linea con l’articolo 5. Sulla base delle informazioni disponibili, la situazione che ha interessato AfD non sembra rientrare nell’ambito di applicazione del diritto dell’UE”.

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