Abolizione RdC, Commissione UE: “Non costituisce violazione articolo 151 TFUE”.

Si va finalmente, per effetto delle politiche del Governo Meloni, verso la fine dell’insostenibile paradigma assistenziale del “Reddito di Cittadinanza”. Una decisione mal digerita dagli eurodeputati pentastellati che, in una interrogazione parlamentare, hanno chiesto alla Commissione europea di riferire circa la legittimità del provvedimento del Governo della Presidente Meloni.

“In Europa – scrivono i 6 deputati del gruppo dei Non Iscritti* -, l’Italia è l’unico Paese dove dal 1990 al 2020 i salari reali sono diminuiti del 2,9 % in luogo che aumentare. In Europa il tasso di disoccupazione si attesta al 6 %, ma in Italia è più alto, attorno al 7,8 % e al 23,9 % tra i giovani. In 21 Paesi europei esiste il salario minimo legale, l’Italia non è tra questi. In Italia i lavoratori che guadagnano meno di 1000 euro al mese sono quattro milioni, di questi circa 200mila percepiscono il reddito minimo garantito a integrazione di salari sotto la soglia di povertà e circa 660mila sono difficilmente collocabili in tempi brevi (53mila sono over 60 e 135mila hanno fra 50 e 59 anni). Può la Commissione dire se l’abolizione del reddito minimo garantito in Italia, in assenza di altre misure di protezione sociale o di una normativa sul salario minimo legale, costituisca una violazione dei diritti fondamentali di cui alla Carta sociale europea del 1961 e nella Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori del 1989, come richiamati ad esempio all’art. 151 TFUE?”.

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Senza grandi sorprese, ieri il Commissario Nicolas Schmit a nome dell’Esecutivo von der Leyen, ha confermato che l’abolizione di regimi di reddito minimo da parte di uno Stato membro non costituisce una violazione dell’articolo 151 del trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE) e che non esiste alcuna normativa vincolante dell’UE in materia di reddito minimo. Insomma, una doccia gelata per i difensori dell’improduttività in Italia.

Telefonato, poi, il passaggio dell’esponente della Commissione UE, circa il deficit di competenza verso i Paesi UE: “Conformemente al principio di sussidiarietà – ricorda Schmit – gli Stati membri sono responsabili delle politiche nazionali di sostegno al reddito e decidono in merito alla configurazione dei regimi nazionali. Ma, nelle raccomandazioni specifiche per Paese l’UE ha chiesto all’Italia di garantire una protezione sociale adeguata per tutti, anche attraverso l’adozione di un regime di reddito minimo”, ha concluso il Commissario Schmit.

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*Fabio Massimo Castaldo (NI), Tiziana Beghin (NI), Maria Angela Danzì (NI), Mario Furore (NI), Laura Ferrara (NI), Sabrina Pignedoli (NI).

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