Contrasto dell’abbandono scolastico e orientamento dei giovani, ministro D’Incà: “Obiettivi prioritari del PNRR”.

“Un obiettivo prioritario del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è il contrasto del fenomeno dell’abbandono scolastico – che, secondo una recente indagine, raggiunge il 3,8 per cento nelle scuole secondarie di primo grado”. E’ quanto ricordato ieri dal ministro per i rapporti per il Parlamento, Federico D’Incà, nel corso del Question Time alla Camera dei Deputati.

Intervento che ha evidenziato anche il ruolo del PNRR per l’introduzione di moduli di orientamento nelle scuole nelle classi quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado: “È alla conclusione del primo ciclo di istruzione – spiega il ministro – che le ragazze e i ragazzi sono chiamati ad una scelta complessa che avrà ricadute sul tutto il corso della loro vita. Nell’ambito di tale linea di investimento le scuole potranno realizzare azioni di orientamento al fine di consentire l’introduzione di moduli di orientamento curricolari ed extracurricolari, relative alle discipline e alle carriere scientifiche, tecnologiche e multilinguistiche”.

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Volendo andare oltre il valore quantitativo delle 30 ore dei moduli di orientamento nelle scuole, richiamati dal ministro nel suo intervento alla Camera, il piano, seppur ambizioso, appare slegato dalla realtà alla luce dell’assenza di qualsiasi riferimento all’inclusione nel processo delle organizzazioni giovanili, imprese, associazioni di volontariato e dei liberi professionisti.

Riflettendo, ancora, sulla ‘narrazione numerica dell’orientamento’ che si sta delineando nell’impostazione dei ‘parrucconi’ ministeriali, sembrerebbe prossima la riproposizione dei desueti moduli di indirizzo propinati agli studenti e studentesse italiani/e, come spesso capita di rilevare tra i ‘deportati’ delle classi quinte, vittime incolpevoli delle “fiere della formazione” universitaria o post-diploma…

Sarà difficile, nonostante l’importante dotazione del PNRR, realizzare efficaci percorsi di orientamento seguendo questo impianto, dove continua a mancare un’azione di coinvolgimento delle migliori buone pratiche presenti nelle varie comunità locali, con il rischio di reiterare, ancora più che in passato, un’azione non necessaria per le nuove generazioni, sempre più vulnerabili e a rischio di analfabetismo funzionale.

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