A Cagliari lo yacht di Teodoro Nguema Obiang Mangue.

Si trova ancora ormeggiato nel porto di Cagliari l’Ebony Shine, lo yacht appartenente a Teodoro Nguema Obiang Mangue, figlio del Presidente della Guinea equatoriale Teodoro Obiang, accusato da più parti di guidare con il pugno di ferro il Paese dal 1979. E’ quanto reso noto oggi dall’agenzia Dire, alla quale Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, ha dichiarato che “se davvero Teodorine Obiang si trovasse a Cagliari, sarebbe una vergogna per l’Italia”, viste anche le condanne per reati economici spiccate negli Stati Uniti e in Francia a carico del 52enne africano, in particolare corruzione e riciclaggio di denaro.

Un Paese dove da decenni, ricorda Noury, esiste uno spietato regime dittatoriale che vede vittima, tra gli altri, anche il cittadino italiano Fulgencio Obiang Esomo, che sta scontando una condanna a 60 anni di carcere per una inesistente accusa di tentato colpo di Stato ai danni del padre di ‘Teodorin’, il dittatore Teodoro Obiang”.

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Lo yacht ormeggiato al porto di Cagliari, foto Dire

Da alcuni giorni, inoltre, si susseguono voci sulla presunta visita del vice-presidente guineano in Italia, dopo che sul profilo Instagram di quest’ultimo è comparsa una foto che lo immortala a Roma. “Sarebbe andato a fare shopping nelle boutique del centro – accusa Noury- e poi a Cagliari col suo sontuoso yacht”.

Il presidente Obiang, al potere da 42 anni e secondo gli analisti pronto a cedere il comando al figlio Teodorin, ancora, è stato investito da diversi scandali e viene spesso indicato come un esempio di “cleptocrazia”, ossia uno Stato la cui classe dirigente, simulando i meccanismi della democrazia, saccheggia le risorse senza lasciare molto alla popolazione in termine di benessere e servizi. A questo si aggiunge il tenore di vita del “delfino” Obiang, di cui spesso la stampa internazionale scrive della sua passione per il lusso e dei suoi problemi giudiziari: nel 2016, la magistratura svizzera gli sequestrò undici automobili tra cui si contavano delle Bugatti, delle Lamborghini, e delle Ferrari, del valore di 27 milioni di dollari. Il primo produttore di petrolio dell’Africa Sub-sahariana ha, inoltre, problemi anche con i diritti umani. Nell’ultima edizione del suo Report annuale, Amnesty international ha denunciato diverse violazioni nel Paese, a partire da “un giro di vite sull’attivismo”.

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“Le autorità – si legge nel rapporto – hanno vietato oltre 20 dimostrazioni sulla scorta di motivazioni vaghe e oltremodo generiche, le forze di sicurezza hanno continuato ad alimentare la violenza durante le manifestazioni e lo scorso anno sono rimaste uccise almeno 17 persone”. A giugno invece la ong ha denunciato che in Guinea Equatoriale “centinaia di prigionieri languiscono in carcere per anni, senza possibilità di ricevere visite dei loro avvocati o familiari. Queste persone dimenticate, molte delle quali imprigionate al termine di processi infarciti di irregolarità, si trovano in alcune delle più famigerate carceri del mondo, come quelle della ‘Spiaggia nera’ di Malabo e quella di Bata”.

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