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Si spinge per l’Einstein Telescope ma l’isola continua a perdere giovani.

Einstein Telescope. In due parole l’ennesima cattedrale nel deserto (vista la montagna di miliardi in ballo) che da troppo tempo sta animando un dialogo politico per nulla interessante, alla luce degli atavici problemi strutturali e di inerzia legislativa che, di fatto, continuano a bloccare lo sviluppo dell’isola, anche per le minime attività. Figuriamoci cosa potrebbe capitare laddove dovesse essere indicata la Sardegna quale sede dell’Einstein Telescope, progetto scientifico di rilevanza internazionale volto a costruire un telescopio sotterraneo avanzato per rilevare onde gravitazionali.

Andiamo, siamo realistici. Con una classe dirigente sempre meno competente, problemi di infrastrutture importanti e una popolazione sempre più anziana, quali opportunità potrebbe portare questa ennesima cattedrale nel deserto nell’Isola? Escludendo i benefici per qualche lobby, è difficile prevedere ricadute per lo sviluppo del territorio in un’Isola dove tra poco mancheranno anche gli alunni delle scuole medie, giusto per fare un esempio. Invece, come solo la bassa politica sa fare, meglio puntare sull’effetto wow e sui grandi progetti, piuttosto che disegnare nuove politiche sostanziali. In effetti, un compito più arduo rispetto a tagliare nastri, andare nelle scuoel a parlare di nulla o prendere un microfono in una conferenza stampa partecipata dai propri sostenitori o, comunque, dentro il perimetro della solita comfort zone istituzionale.

Non dovrebbe sorprendere quindi, visto anche il pregresso, l’ennesima uscita odierna della presidente della Regione, Alessandra Todde, nel corso del workshop “ET in Italia: scienza e tecnologia per la candidatura”, dove la “decaduta”, ancora una volta, ha dichiarato che “la nostra Isola ha tutte le carte in regola per ospitare un progetto così prestigioso”.

Ma la realtà, per quanto possa piacere idealizzare, sembra ben diversa.

Si parla di “opportunità economico-sociali”, ma, al di là dei proclami, la storia insegna che i progetti faraonici come questo, purtroppo, rischiano di trasformarsi in cattedrali nel deserto, lasciando sul campo solo una scia di promesse non mantenute. Tanto i danni si vedono sempre negli anni e non nell’immediato.

Dove sono finiti i benefici delle passate “grandi opportunità”? Quali sono stati i ritorni tangibili per la Sardegna dalla costruzione di altre infrastrutture e centri di ricerca? Possiamo forse dire che quelli pubblici nell’Isola abbiano raggiunto livelli eccelsi e prodotto “ricadute per il territorio”?

Ad esempio, il progetto ET-SUnLab, previsto per essere realizzato nell’ex capannone Ri.mi.sa., è cofinanziato con ben 10 milioni di euro dalla Regione. Ma siamo davvero sicuri che questo investimento produrrà davvero risultati? La realtà delle cose dice che i fondi pubblici non sono stati mai utilizzati con la dovuta attenzione o, peggio, buttati a mare con i soliti “emendamenti puntuali” all’interno delle varie manovre e assestamenti di bilancio e, come già accaduto in passato, una parte di questi rischia di essere persa nel limbo delle burocrazie. Scagli la prima pietra l’amministrazione centrale o periferica nell’Isola che non abbia mai lamentato, quando va bene, carenze di amminstrativi.

Non dimentichiamo poi che ogni anno, cinquemila giovani lasciano la Sardegna, e l’Isola sta invecchiando. Eppure, invece di affrontare il vero problema che è quello di fermare l’emorragia demografica e favorire un reale sviluppo sostenibile, ci ritroviamo a sperare che un telescopio scientifico possa miracolosamente invertire la rotta. Ma chi ne trarrà davvero vantaggio? Non sarà certo il territorio sardo, ma molto probabilmente le grandi aziende che avranno il monopolio della gestione e dei contratti legati alla realizzazione e gestione del progetto. E, sempre restando sul tema giovani, sviluppo e ricerca, è incontrovertibile l’azione messa in campo nei primi 13 mesi di mandato Todde: due inizative calate dall’alto, qualche delibera di Giunta ad personam e una programmazione triennale da dilettanti allo sbaraglio.

In sintesi, ancora una volta sembra che la Sardegna sia destinata a diventare una semplice pedina in un gioco molto più grande, dove, come al solito, i veri beneficiari non saranno né i sardi né i giovani che l’isola sta perdendo.

Senza contare poi, pensando alla sostanzialità dell’evento, che tra gli intervenuti, oggi, c’era anche il consulente della presidente “decaduta” per l’ET e i giovani, Raffaele Marras, “missing in action” sul fronte del “dialogo con le organizzazioni giovanili sarde“.