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Legge elettorale in Sardegna. Al via il percorso partecipativo, mentre i partiti al Governo “se ne…”.

Dopo 13 mesi di Governo, dai partiti del centrosinistra alla guida della Regione Sardegna, continua a non arrivare alcuna proposta di riforma della schifosa (per usare un eufemismo) legge elettorale, nonostante nel corso dell’ultima campagna elettorale le varie sigle apocalittiche (ma forse meglio chiamarle più integrate) del centrosinistra, avessero espresso l’esigenza di cambiare la legge in vigore dal 2013, ritenuta “lesiva della volontà popolare”.

Un processo riformatore, non dovrebbe sorprendere, avviato invece dal Comitato promotore “Ricostruiamo la democrazia sarda”, animatore di un ciclo di assemblee itineranti, mirato ad elaborare (dal basso) una riforma democratica e inclusiva della legge elettorale sarda con l’obiettivo, entro la prima metà del mandato Todde (che si spera possa concludersi anche prima della scadenza naturale), di produrre un documento condiviso contenente istanze concrete per una nuova proposta di legge elettorale.

Paradigma elettorale autoctono che, negli ultimi 12 anni, ha contribuito di fatto a ridurre la rappresentatività del Consiglio regionale, incentivare l’astensionismo e a marginalizzare le forze politiche e sociali non riconducibili al bipolarismo.

“L’attuale sistema – ricordano dal comitato promotore – ha tradito le sue promesse, riducendo la rappresentanza e allontanando i cittadini dalla politica. Vogliamo costruire un’alternativa attraverso un processo aperto e partecipato, capace di restituire vitalità e fiducia nella democrazia”.

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