In calo i medici di Medicina Generale in Sardegna. Il vero responsabile è il Centrosinistra.
Come ricordato recentemente dall’ultimo rapporto Gimbe (oddio basterebbe semplicemente provare a chiedere un cambio di medico), negli ultimi anni, dal 2019 al 2023, nell’Isola si sono persi quasi 4 medici di Medicina Generale su 10.
Medici di base o di famiglia, come spesso volgarmente chiamati pure dai sempre meno presentabili rappresentanti delle istituzioni regionali, in via di estinzione.
Un fenomeno, però, che trova radici nelle scelte scellerate (e poco condivisibili) dell’allora Giunta Pigliaru (che per ampi versi, oggi, vede le stesse forze politiche discutere sulla nuova riforma sanitaria). Esecutivo sotto il quale – guai a ricordarlo al Governo dei migliori di oggi – di fatto venne bloccato lo scorrimento delle graduatorie per l’affidamento delle sedi della medicina generale.
Uno stop, dal sapore squisitamente burocratico e politico, che negli anni ha creato le premesse per gli attuali livelli di assistenza sul fronte della medicina generale, spingendo giovani (e meno giovani) specialisti a ripiegare su altre professioni mediche o, peggio, a trovare maggiore fortuna in altre regioni d’Italia, d’Europa o nei Paesi terzi.
Realtà di fatto mai citata negli incontri autoreferenziali di partito delle allora formazioni di opposizione e, anche meno, citato oggi in maggioranza (d’altronde sono o non sono quelli del “governo dei migliori?”).
Nel frattempo, però, i danni oggi sono evidenti e continuano a mancare i medici di medicina generale, non solo nelle aree cosiddette disagiate o disagiatissime, ma anche nelle aree urbane dell’Isola. Di questo, tutti e tutte, dovrebbero ringraziare l’allora governo di centrosinistra e, solo successivamente, il Covid e la “sfigatissima” Gestione Solinas. Anche se, per dovere di cronaca, va detto che fu proprio l’allora assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, a spingere affinchè si recuperasse il ritardo accumulato, dal 2013 al 2019, con lo stop della graduatoria regionale per la medicina generale.
Dato – purtroppo non sempre i tempi sono galantuomini- , mai evidenziato all’interno del dibattito pubblico e politico. Senso critico e onesta d’animo, d’altronde, sono “merci” sempre più scarse.
Sardegna, sempre guardando i dati condivisi dalla Fondazione GIMBE, che conferma il dato peggiore in Italia sul fronte della carenza di medici di Medicina Generale: -39% rispetto al 2019. E il futuro non è certo roseo, visto che si continueranno a perdere migliaia di giovani medici, sempre meno interessati – tra eccesso di burocrazia, minore remunerazione e rischi per la sicurezza -, a lavorare in tale perimetro.
Come saranno, quindi, i livelli di assistenza verso la popolazione sarda, dove cresce l’età media e la percentuale di anziani? Potrà migliorare il trend dal momento che gli stessi attori oggi al Governo della Regione hanno creato tali premesse? Quale “funzionalità” potrà garantire una nuova riforma sanitaria (sempre promossa dal Governo dei migliori) alla luce anche della scarsa sinergia con i principali stakeholders sardi del mondo della sanità assicurata proprio dal modus operandi delle attuali forze di maggioranza?
Qualcuno oggi potrebbe affermare che le cause della perdita di medici di medicina generale siano da ricercare nella scarsa programmazione, nel difficile ricambio generazionale, la realtà, per chi vuole vederla ovviamente, parla però di responsabilità politiche ben identificabili.
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