Giovani: il futuro è fuori dall’Italia.
I giovani italiani vedono il proprio futuro fuori dai confini del “Bel Paese”. Contrariamente alle sue bellezze naturali e storico-artistiche, l’Italia, negli ultimi 6 lustri, è riuscita progressivamente a perdere quote di competitività, classe dirigente con visione e, soprattutto, i suoi giovani. La linfa vitale di una nazione.
Tra stipendi bassi, posizioni lavorative che spesso non corrispondono alle competenze maturata, servizi per le giovani coppie scarsi e difficoltà nel trovare una casa, il futuro di vita di un giovane su due non è decisamente nello “Stivale”.
A ricordarlo, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’ultima ricerca di Cariverona “Futuro qui!”. Un lavoro che traccia con chiarezza le priorità e le criticità che influenzano la scelta di partire e, soprattutto, di restare delle nuove generazioni.
Per rimanere servono certezze sul futuro: non misure temporanee o incentivi a breve termine, come spesso si legge nelle varie manovre e assestamenti di bilancio, ma un piano concreto di interventi strutturali per trasformare l’Italia in un ecosistema dinamico e attrattivo.
Una azione difficile, resa ancora più critica dalla crisi demografica. Un inverno della natalità che sta sempre più mettendo a rischio la coesione sociale in Italia, al quale si aggiunge la poderosa perdita di capitale umano e la correlata perdita di competitività.
Secondo l’indagine, ancora, il 43,5% dei giovani è insoddisfatto dei propri stipendi e del disallineamento tra formazione e mercato: il 41,6% ritiene che il proprio titolo di studio non trovi adeguato riscontro nelle opportunità professionali offerte dal territorio. A pesare è anche la mancanza di prospettive di crescita (32,9%), che spinge molti a guardare altrove per costruire una carriera più solida.
Per quanto riguarda i servizi pubblici e la mobilità l’81,2% considera la qualità della sanità un fattore decisivo per rimanere, seguito da altri elementi come i servizi per i giovani o la qualità ambientale (tutti oltre il 70%). Il sistema dei trasporti è invece percepito come inefficiente e limitante: l’assenza di collegamenti rapidi e affidabili rende difficile spostarsi per studio, lavoro o tempo libero senza un’auto privata.
Anche l’accesso alla casa rappresenta un ostacolo significativo. Il 47,9% dei giovani si dichiara insoddisfatto dell’offerta abitativa, considerata economicamente inaccessibile.
“Il dato più preoccupante non è solo l’alta percentuale di giovani che pensa di andarsene, ma la consapevolezza diffusa su cosa servirebbe per trattenerli- ha dichiarato Bruno Giordano, presidente della fondazione Cariverona-. Lavoro, casa, servizi pubblici, mobilità non sono più semplici criticità, ma veri e propri ostacoli alla permanenza. Se non interveniamo in modo concreto e sistemico, coinvolgendo decisori pubblici, privati e nuove generazioni, la perdita di talenti qualificati rischia di diventare irreversibile”.
Presidente Giordano, ormai, alla luce dell’inesistente processo di riforma nel Paese, il processo è inarrestabile.
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