Il turismo dentale nei Paesi non Ue è sicuro?

Il turismo odontoiatrico nei Paesi extra-UE rappresenta un rischio crescente per i cittadini? La risposta non può che essere affermativa, come ricordato dagli eurodeputati del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei Emmanouil Fragkos e Galato Alexandraki, per i quali manca spesso una sufficiente consapevolezza dei rischi.

“In Turchia – spiegano i due – si sono verificate decine di vittime tra i turisti e si sono verificati enormi problemi dovuti al turismo medico e odontoiatrico. Cercare cure odontoiatriche al di fuori dell’UE comporta molti rischi, a partire dal mancato rispetto dei protocolli sanitari, come ad esempio il tempo necessario al recupero naturale della salute orale e il rispetto delle norme per l’assistenza post-operatoria, o l’uso di strumenti o materiali inappropriati”.

Quasi un terzo dei pazienti operati in Paesi extra Ue, secondo i due esponenti di ECR, necessiterebbe di interventi correttivi una volta tornati a casa, annullando, di fatto, il risparmio iniziale previsto.

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Secondo la British Dental Association, ancora il 70% dei pazienti che si sottopongono a cure odontoiatriche all’estero, spesso in Albania, Croazia o Turchia, sviluppano complicazioni come infezioni e ascessi. L’Office for National Statistics del Regno Unito, inoltre, stima che il numero di persone che si sono recate all’estero per sottoporsi a interventi chirurgici nel 2019, quando era pari a 248.000, sia più del doppio rispetto al dato del 2015, pari a 120.000.

“La vicinanza a Paesi con uno standard di vita più basso, la propensione alla frode stanno trasformando i poveri cittadini europei in vittime delle forme più controverse di “turismo dentale”.

Per monitorare questa tendenza, da tempo, la Commissione raccoglie dati annuali sulla mobilità dei pazienti all’interno dei Paesi dell’UE/Spazio economico europeo (SEE).

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“È importante notare che i dati provenienti da Paesi extra-UE non sono inclusi in questi report – ha dichiarato il commissario Várhelyi -. I dati sono ampiamente categorizzati in trattamenti pianificati e non pianificati; tuttavia, non forniscono una disaggregazione specifica per i trattamenti odontoiatrici. L’assistenza sanitaria transfrontaliera all’interno dell’UE è disciplinata dalla direttiva 2011/24/UE e dai regolamenti di coordinamento della sicurezza sociale . Questi quadri legislativi affrontano aspetti chiave quali il trattamento, il rimborso, la sicurezza del paziente e le questioni di responsabilità. Tuttavia, non si applicano ai servizi sanitari al di fuori dell’UE, dello SEE e della Svizzera, fatta eccezione per il Regno Unito, dove si applicano disposizioni di sicurezza sociale simili ai regolamenti grazie all’accordo di recesso e all’accordo di commercio e cooperazione”, ha aggiunto l’esponente della Commissione von der Leyen.

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Commissione, però, che non dispone di un quadro giuridico per i servizi sanitari a cui si accede al di fuori dell’UE o dei Paesi SEE, della Svizzera e del Regno Unito. L’unica azione consentita è chiedere consulto ai rispettivi Punti di contatto nazionali (PCN) in ogni singolo Stato membro in conformità alla direttiva 2011/24/UE.

“I PCN – conclude il commissario europeo – possono fornire ai pazienti informazioni sui loro diritti all’assistenza sanitaria transfrontaliera, comprese le condizioni per il rimborso e i requisiti procedurali, come il processo di autorizzazione per i trattamenti pianificati e le tariffe applicabili”.

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