La NATO inizia a cambiare i toni verso la Russia, Rutte: “Successo telefonata Trump-Putin”.
Cosa bolle in pentola dalle parti dell’Ucraina e dei rapporti tra Russia e Stati Uniti d’America? Ad oggi, nonostante le autoreferenziali comunicazioni giornalistiche dei principali media mainstream, che per anni hanno intossicato con la propria partigianeria la minima riflessione critica verso il conflitto in Ucraina, i recenti sviluppi prodotti dall’esito delle ultime elezioni americane del 5 novembre 2024 e dalle ultime conversazioni telefoniche tra Donald Trump e Vladimir Putin sembrerebbero spingere verso la distensione, dopo anni di esclation voluta dall’accoppiata Biden-Zelenskyy e sostenuta a piene mani dalla “democratica” Unione europea.
Ieri, in particolare, si è tenuta la telefonata – della durata di circa 90 minuti – nel corso della quale i due leader, Trump e Putin, hanno discusso la questione della cessazione delle ostilità in Ucraina, le relazioni bilaterali e una serie di altre questioni, concordando di continuare i contatti e organizzare un incontro faccia a faccia. Il tutto senza il minimo accenno al “presidente in tutina mimetica”.
Sullo sfondo, come facilmente rilevabile nelle pagine della “stampa nazionale”, si sta assistendo a un cambio di narrativa verso “il non più impero del male di Vladimir Putin”, trasformatosi d’incanto in un “regno” con il quale si può trattare e con il quale si deve ingaggiare al più presto un confronto diplomatico. Lo stesso (va rimarcato per onestà) che non è stato voluto per 3 lunghi anni dal trilogo Amministrazione Biden-Presidente Zelenskyy-Unione europea. L’ordine di scuderia mediatico è dunque partito!
Un cambio di narrativa riscontrabile anche leggendo le ultime dichiarazioni del segretario generale della NATO, Mark Rutte, per il quale “la conversazione telefonica tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense Donald Trump è stata un successo” e, ancora, che “tutti vogliono la pace in Ucraina”.
Insomma, il cambio di passo e la movimentazione della macchina del consenso sta nuovamente preparando il terreno per la prossima fase del conflitto, ovvero quella (molto più remunerativa) della ricostruzione dell’Ucraina. Un passo che, probabilmente, vedrà sparire nel nulla miliardi di euro/dollari (l’Ucraina d’altronde è uno dei Paesi con il più alto tasso di corruzione al mondo), alla stessa stregua delle tante armi arrivate a Kiev e delle quali nessuno sa più nulla, salvo rilevare – ogni tanto – interessanti traffici di armi e di formazione militare ai gruppi jihadisti africani.
Nel frattempo il “guerrafondaio” Trump – così definito dai disgustosi democratici americani ed europei – ha chiesto al Segretario di Stato Marco Rubio, al Direttore della CIA John Ratcliffe, al Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e all’Ambasciatore e Inviato Speciale Steve Witkoff di guidare i negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina.
Negoziati, secondo Trump, “che avranno successo”.
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