Difesa e logistica. La pessima “marcia” delle forze europee. 280 miliardi di euro investiti nel 2023.

Secondo le conclusioni di una nuova relazione della Corte dei conti europea, le forze armate degli Stati membri dell’UE non sono ancora in grado di spostarsi rapidamente a livello transfrontaliero. L’ultimo piano d’azione dell’UE sulla mobilità militare ha riscontrato progressi eterogenei a causa di carenze di progettazione, e l’attuazione è tuttora ostacolata. L’obiettivo di spostare personale, equipaggiamento e attrezzature militari in modo rapido e scorrevole nell’UE e al di fuori dell’UE, anche con breve preavviso e su larga scala, non è stato ancora raggiunto.

Con il ritorno della guerra ad alta intensità nel continente europeo, le priorità in termini di difesa sono cambiate e, pertanto, l’UE intende prepararsi in modo efficiente a possibili aggressioni future. La politica dell’UE in materia di mobilità militare si è evoluta dal primo piano d’azione, pubblicato nel 2018. Per la prima volta nella storia, il bilancio per il periodo 2021-2027 ha riservato un importo dedicato a progetti di infrastrutture di trasporto civili e militari a duplice uso. Tuttavia, il punto di svolta è stato la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, che ha reso la necessità strategica dell’UE di mobilità militare una questione da affrontare con urgenza. Sotto pressione, l’UE ha pubblicato il secondo piano d’azione nel novembre 2022.

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“La mobilità militare è fondamentale al fine di rendere la capacità di difesa dell’UE credibile, e c’è chiaramente bisogno di accelerare il passo. Tuttavia, la mobilità militare non ha ancora raggiunto la velocità massima a causa di strozzature lungo il percorso”, ha affermato oggi Marek Opioła responsabile della relazione.

L’organizzazione dei movimenti militari potrebbe subire notevoli ritardi per vari motivi, come la burocrazia. Per esempio, lo spostamento di carri armati da un paese dell’UE a un altro non è possibile se i mezzi superano il peso massimo consentito dalle normative sulla circolazione stradale. In circostanze normali, uno Stato membro dell’UE necessita attualmente che le autorizzazioni dei movimenti transfrontalieri gli vengano notificate con 45 giorni di anticipo.

La Corte ha riscontrato che la Commissione europea non aveva condotto una valutazione dei bisogni approfondita nella progettazione del piano d’azione 2.0, e non ha quindi potuto effettuare una stima attendibile dei finanziamenti necessari per realizzare i suoi obiettivi. La dotazione totale per la mobilità militare per il periodo 2021-2027, pari a 1,7 miliardi di euro, è relativamente modesta, ma gli Stati membri lo hanno accolto come un passo nella giusta direzione. I fondi dell’UE sono stati resi disponibili rapidamente, il che ha inviato un messaggio politico importante. Tuttavia, poiché la domanda superava di gran lunga l’offerta, la dotazione finanziaria disponibile è terminata a fine 2023. Di conseguenza, vi sarà un intervallo significativo, di oltre quattro anni, prima che i fondi dell’UE vengano nuovamente resi disponibili, il che ostacola la stabilità e la prevedibilità dei finanziamenti.

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I fondi devono essere ben mirati perché abbiano impatto, ma non sono stati presi in considerazione fattori geopolitici e militari nella selezione dei progetti infrastrutturali a duplice uso da finanziare. Inoltre, i progetti sono stati selezionati in modo frammentario, non sempre tenendo conto delle zone più strategiche né del quadro più ampio. I progetti finanziati erano ubicati principalmente nell’Europa orientale, ma l’UE non ha finanziato quasi nessun progetto sulla rotta meridionale verso l’Ucraina. Perdipiù, l’UE aveva già selezionato i progetti da finanziare ben prima che fossero stabilite le necessità più urgenti.

I dispositivi di governance per la mobilità militare nell’UE sono complessi e frammentati, e non presentano alcun punto di contatto. Ciò rende difficile sapere con esattezza chi fa cosa. Al fine di aiutare l’UE a fare progressi, la Corte suggerisce di migliorare tali dispositivi e la focalizzazione dell’intervento dell’UE, oltre a rendere i finanziamenti più prevedibili. Per alleviare le strozzature della mobilità militare, l’UE può inoltre sfruttare le potenzialità dei fondi UE attualmente destinati al trasporto civile.

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Gli Stati membri sono al timone della difesa territoriale dell’UE, e anche la NATO svolge un ruolo importante. Nel dicembre 2024 l’Agenzia europea per la difesa ha pubblicato una Revisione coordinata annuale sulla difesa, da cui è emerso che gli Stati membri dell’UE hanno speso quasi 280 miliardi di euro per la difesa nel 2023, cifra che probabilmente aumenterà a 326 miliardi di euro nel 2024. Tali importi superano nettamente la spesa dell’UE per la mobilità militare. La portata dei finanziamenti dell’UE svolge un ruolo fondamentale nel determinare l’influenza che l’UE può avere sulle scelte relative alle politiche nel settore della mobilità militare.

L’audit è stato incentrato sul piano d’azione 2.0 dell’UE per il periodo 2022-2026, che si basa su quattro pilastri principali: corridoi multimodali e poli logistici, resilienza e preparazione, misure normative e partenariati. L’UE ha finanziato 95 progetti in 21 Stati membri. Il Parlamento europeo (assurdità tutta europea) esercita una vigilanza parziale sulla mobilità militare nell’UE.

foto Air Force Airman 1st Class Robert Nichols