Traumi digitali: li sperimentano 7 giovani su 10.

Giovani sempre più fragili e con meno competenze sociali. E’ questo il triste quadro dei nostri tempi che emerge leggendo l’ultimo lavoro di ricerca condotto dal Movimento Etico Digitale su oltre 2000 adolescenti under19.

Ragazzi e ragazze ai quali la società odierna offre, pur in presenza di maggiori opportunità rispetto al passato, meno alternative per quanto riguarda gli stili di vita. Quotidianità, come ricorda l’indagine dell’Osservatorio Scientifico sull’Educazione Digitale, che ci conferma (se mai ce ne fosse bisogno) l’esigenza di andare oltre il mondo social e le cosiddette “roulette emotive” delle varie piattaforme online.

Un tentativo che dovrebbe essere sostenuto sostanzialmente dalle istituzioni italiane ed europee (altro che Digital Services Act Ue) dal momento che l’ambiente social, piuttosto che informare, è da sempre il territorio preferito per il cyberbullismo (che resta la principale minaccia online, con il 37,9% degli intervistati che riporta esperienze di insulti e molestie), delle interazioni indesiderate a sfondo sessuale (segnalate da circa il 41,2% dei ragazzi/e) e, soprattutto, per l’abdicazione del senso critico.

LEGGI ANCHE:  Scuola, siglato il Protocollo di Intesa per lo svolgimento in sicurezza degli Esami di Stato.

Giovani utenti, secondo il Movimento Etico Digitale, che hanno dichiarato di essere stati minacciati di morte sui social e di essere stati vittima di condivisione di foto sessuali, con la conseguenza di aver vissuto esperienze online traumatiche.
Ill 35% degli intervistati, infatti, ha riferito di aver sviluppato ansia persistente e una sensazione di vulnerabilità dopo l’episodio online: il 28%, come conseguenza all’esposizione ai social media, ora prova paura e insicurezza. Poco meno del 10% sperimenta un profondo senso di vergogna e disagio. Solo il 7% è riuscito a gestire prontamente la situazione, ricordando, in sintesi, che gli strumenti a disposizione di giovani e famiglie sono veramente poco sostanziali contro la potenza delle piattaforme social che, ricordiamolo, hanno collaborato fattivamente allo sviluppo di un mondo deprimente e sempre più standardizzato. Altro che mito della “falsa interazione” e dell’accorciamento delle distanze fisiche.

LEGGI ANCHE:  Educazione civica, ministro Bianchi "Costituzione fondamentale per costruire coscienza civica comune". Amato: "I giovani devono sentire la sua viva vox”.

Esposizione ai media, ancora, che toglie tempo di vita. Il 31,7% dei ragazzi/e, infatti, ha ammesso di trascorrere fino a 5 ore al giorno online. Metà degli intervistati, negli ultimi tempi, ha cercato di ridurre il tempo trascorso su internet e l’83,6% vuole sperimentare periodi di vita senza connessione, indicando, se mai qualcuno/a non lo avesse capito, un forte bisogno di relazioni umane.

Le principali piattaforme social da stigmatizzare, ad oggi, sono TikTok (usato dal 70,3% degli under19) e BeReal, mentre Instagram inizia a perdere terreno.

Fondamentale, quindi, sostenere la creazione di spazi di confronto nelle scuole e nelle famiglie affinché si possa lavorare allo sviluppo delle competenze emotive e digitali dei giovani. Solo così il digitale potrà essere una risorsa, piuttosto che l’ennesimo problema in termini di coesione e inclusione sociale. Altro che finanziare il rinnovo di parchi auto, infissi e murales in giro, per esempio, in Sardegna.

LEGGI ANCHE:  G7 Agricoltura, da Lollobrigida a McCain sostegno al coinvolgimento dei giovani.

foto Gerd Altmann from Pixabay.com