Decadenza. In Consiglio l’intervento della presidente “decaduta”.

“Oggi riferisco a voi in virtù di un principio, il rispetto istituzionale e la devozione per il ruolo che rappresento”. Così, oggi, la presidente “decaduta” Alessandra Todde ha iniziato il suo discorso in Consiglio regionale. Un intervento, poco originale e nutrita a tratti di ipotassi “vendoliana”, per dire in sostanza che il provvedimento emesso lo scorso 3 gennaio dalla Corte d’Appello di Cagliari (ricordiamolo non “il ristorante di Gigi il troione”), ha emesso un provvedimento senza “motivazioni giuridiche”, mentre per il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, nel 2015, pur nelle stesse condizioni, nessuno allora chiese la “sua decadenza”.

Una discorso partito su una linea difensiva (dove peraltro non si fà il minimo accenno alle proprie colpe) che passa brevemente a un tono più polemico e complottistico: “La vicenda – sostiene la Todde – vuole stravolgere, attraverso un procedimento amministrativo, l’essenza stessa del governo regionale, modificando il risultato elettorale, e quindi il voto espresso dai cittadini sardi, dopo meno di un anno dall’insediamento della giunta della nostra maggioranza”. Che cosa strana la politica. Si parlava in campagna elettorale che non ci sarebbe stata l’ennesima riforma sanitaria ma, oggi, i lavori del Consiglio regionale e delle sue commissioni dicono il contrario. Si parlava di dialogo e sinergia con le organizzazioni e personalità più competenti della Sardegna e, come rilevato, si va avanti a botte di delibere di Giunta autoreferenziali e calate dall’alto. Senza contare che il “Governo dei migliori” dopo 11 mesi dalla vittoria elettorale, tolto qualche regalo (vedi variazioni di bilancio) e nomine ha fatto bene poco. Sicuramente nessuna azione politica vista negli ultimi 11 mesi può essere considerata in linea con la proposta elettorale tanto spinta dalla presidente nuorese “e soci”. Stessi schemi e modus operandi visti nella precendente (e sfigatissima) esperienza Solinas. Di diverso, forse, c’è solo il cambiamento di toni, rispetto alla precedente Legislatura, dell’assessora al Lavoro, quella che ora non si indigna più. Per il resto, il cambio di passo è stato inesistente.

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Presidente, poi, che ha cercato di trasformare la propria “vicissitudine personale” in una geremiade dipica di alcuni passi della Sacra Bibbia, dichiarando che il “provvedimento riguarda l’intera forma di governo della Regione Sardegna e tutti i cittadini sardi”. No, mi spiace Alessandra. I fatti tuoi sono solo fatti tuoi e, per favore non parliamo di “inviolabile diritto dei cittadini sardi di votare e di affidare al Governo regionale” in presenza di una legge elettorale a dir poco ignobile e antidemocratica, capace di far fuori il “terzo incomodo”. Andiamo, un pò di sincerità! Non sono tutti analfabeti funzionali e imbecilli in quest’Isola.

Intervento che prosegue poi sul filo (non potrebbe essere altrimenti) del personalismo: “Questo provvedimento un effetto lo ha avuto. Un attacco senza precedenti alla mia persona e al mio ruolo istituzionale. Articoli di stampa locale e nazionale che mi dichiaravano decaduta mettendo in discussione atti della mia Giunta e le attività del Consiglio regionale senza minimamente sottolineare che il provvedimento è definitivo a seguito di un pronunciamento di questo Consiglio, che non è un “passacarte” di un organo statale”. Alessandra, faccia le sue querele temerarie e continui a difendere un Legislatore sardo sempre meno autorevole e capace di applicare o meno il regolamento interno a seconda della convenienza, come d’altronde ha fatto anche la Giunta per le elezioni. I cui compiti (e non discrezionalità da Azzecca-garbugli) sono ben definiti.

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Un altro punto immancabile toccato dalla presidente? La tenuta della stabilità delle istituzioni. Come se nel 2025 qualcuno può affermare che si possa ancora trovare una minima onorabilità dell’azione della Giunta e del Consiglio regionale. Ma dai! Siamo seri. “Dobbiamo dire ai cittadini sardi che qui in gioco c’è la stabilità delle nostre istituzioni. Qui in gioco c’è la Sardegna”. Magari, come i vostri predecessori, imparate a scriverle bene le leggi, piuttosto di continuare a inanellare impugnazioni come nella precedente Legislatura Solinas, dove il centrosinistra ha speso molto del proprio tempo nel criticare l’incapacità del legislatore del centrodestra.

Nel frattempo, come dichiarato dalla Todde, si sà che tutta la documentazione delle spese effettuate e dei fondi ricevuti dal comitato elettorale, è stata allegata alla rendicontazione inviata dal Comitato alla Corte dei Conti. Una “dichiarazione non dovuta”, come evidenziato dalla Todde.

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Dopo il confronto con i consiglieri e consigliere regionali di maggioranza e minoranza, ovvero tra groupies e apocalittici, la presidente Todde ha difeso il poco che è stato fatto nei primi 11 mesi di mandato, rivendicando l’azione svolta dalla Giunta (per carità pensando ai vari “buoni – a nulla – servizi sanitari” o alla programmazione triennale per i giovani), in difesa degli interessi dei sardi su autonomia differenziata. Presidente che ha pure messo sul petto la medaglia dell’approvazione delle due variazioni di bilancio (la seconda una vera e propria porcata inquinata da milioni di euro buttati a mare in affidamenti diretti per rifare parchi auto, infissi e murales). “Abbiamo difeso la Sardegna dalla speculazione energetica approvando la legge sulle aree idonee che stanzia 700 milioni di euro per le comunità energetiche – ha detto Todde – per non parlare della gestione dell’emergenza idrica, la rigenerazione urbana dei comuni, gli interventi sulle strade come l’inaugurazione della Sassari-Olbia, le misure per il miglioramento del sistema sanitario regionale, il diritto allo studio, i contratti dei dipendenti regionali e i tavoli per l’agricoltura. Questi sono i fatti che i sardi attendono”.

Che dire, questo è quello che passa il convento al momento. Ma, fortunatamente, per quel poco che si è visto in meno di un anno (figuracce incluse) difficile pensare a una scadenza naturale del mandato.