Istruzione: nel 2022 l’Italia ha speso il 4% del Pil. Media Ue al 4,7%.

Nel 2022 l’Italia ha speso circa il 4% del proprio Pil in istruzione, un dato piuttosto stabile nell’ultimo decennio e inferiore alla media Ue (4,7%). Eppure l’istruzione resta il principale investimento contro la povertà e la sua trasmissione di generazione in generazione.

Da qui, dunque, non può essere casuale la constatazione che l’Italia è tra i maggiori Paesi Ue che spende meno in istruzione in rapporto al proprio prodotto interno lordo.

“Porre questo comparto al centro delle politiche pubbliche – ricordano da Fondazione Openpolis – può contribuire a una riduzione dei divari sociali, educativi e territoriali che gravano sul Paese. Oggi infatti resta ancora forte, e problematica, la correlazione tra condizione sociale e livello di istruzione”.

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In Italia, ancora, oltre un terzo dei figli di non diplomati si trova in deprivazione materiale e non ha perciò accesso alle stesse possibilità dei coetanei più avvantaggiati. Tale svantaggio si trascina durante tutto il percorso di crescita, come testimoniato dal minor accesso alle opportunità culturali e formative, dai livelli di apprendimento inferiori e dalla maggiore incidenza di fenomeni quali dispersione e abbandono scolastico. Endemico in regioni “dimenticate” come la Sardegna.

I più recenti dati sulla povertà, pubblicati nell’ottobre scorso, confermano poi chiaramente che al diminuire del titolo di studio aumenta l’incidenza della povertà assoluta.

“Per rompere questo legame – aggiungono da Openpolis – il principale strumento a disposizione del decisore è l’offerta di istruzione di qualità per tutte e tutti. Ciò si traduce in un investimento complessivo, che non riguarda unicamente l’entità delle risorse spese ma anche – e soprattutto – la qualità dell’offerta educativa cui bambini e ragazzi hanno accesso”.

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Tra i 27 Paesi Ue, in media, la spesa in istruzione nel 2022 è stata pari al 4,7% del prodotto interno lordo. Dieci stati, tra cui l’Italia, si attestano al di sotto di tale soglia. Con il 4,1% del Pil investito in istruzione, il nostro paese supera solo Bulgaria (3,9%), Grecia (3,8%), Romania (3,2%) e Irlanda (2,7%).

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