Giovani. L’Erasmus+ è un programma da rivedere.

Nonostante le numerose richieste contenute nei report elaborati dalla commissione CULT del Parlamento europeo, l’Erasmus+, una delle migliori buone pratiche europee (immaginiamo le altre) continua ad essere un programma poco inclusivo e poco equo. Una situazione che vede la Commissione europea nei panni del principale responsabile, non volendo mettere mano al programma.

Oltre la scarsa accessibilità del programma per le organizzazioni meno strutturate, sia nel campo della Gioventù che nell’educazione degli adulti e nella linea VET, i noti problemi tecnici della piattaforma e la volontà insita nelle priorità del programma di non voler liberare le energie delle buone pratiche presenti in Europa, infatti, si stanno aggiungendo nuove sfide per l’equità del programma.

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Senza contare il crescente abuso delle piattaforme dell’intelligenza artificiale, come ChatGPT e DeepSeek, da parte degli aspiranti beneficiari (azione che qualifica coloro che la mettono in pratica), il programma, infatti, è gestito diversamente all’interno delle varie agenzie nazionali per i giovani in Ue, responsabili dell’istruttoria delle pratiche per la maggior parte delle azioni messe a bando. Agenzie, come nel caso di quella estone, dove il budget per le azioni gioventù e pari a quello per le azioni nel campo degli adulti. Percentuali, invece, diverse in altre agenzie nazionali nei Paesi Ue. Un problema di eterogeneità che si ripercuote anche sul fronte della valutazione delle domande. Si affrontano problemi comuni in Europa ma, nei vari enti per i giovani, si valutano in modo diverso, aumentando, così, discrepanze e inequaglianze.

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Diversi approcci, peraltro, adottati pur in presenza di una guida comune (ed aggiornata) in tutti i Paesi Ue. Elementi, in buona sostanza, che confermano la deriva del programma dai suoi obiettivi generali, tra i quali la costruzione di una identità europea comune e condivisa. Nulla di più sbagliato. Si naviga a vista e si radicano, attraverso il programma, le differenze nazionali, confondendole, però, con l’insopportabile idea del “villaggio europeo” dove non esiste più lo spirito critico e dove si sostengono (a suon di miliardi di euro) progetti di scarso impatto per i giovani e adulti.

Per non parlare, infine, dei costosi incontri di mobilità organizzati dalle varie organizzazioni in Europa, finalizzati a produrre momenti estemporanei di incontro senza alcuno impatto e sostenibilità. E, dalle parti della Commissione Ue, nessuno continua a battere un colpo.

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foto National Erasmus+ Office Israel