Obesità infantile e diabete: serve abolire le imposte sulla produzione agroalimentare?

Come facilmente riscontrabile nella vita di tutti i giorni, una barretta di cioccolato industriale può costare spesso meno di un frutto, ricordandoci che il cibo spazzatura è meno costoso degli alimenti salutari e nutrienti. Un dato di fatto che rappresenta un considerevole ostacolo per una dieta sana e che favorisce un aumento dell’obesità e delle malattie, con notevoli ricadute per i costi sociali.

Eppure, nella democratica Ue promotrice della strategia “Dal produttore al consumatore”, la lotta all’obesità e la promozione di sane abitudini alimentari dovrebbero essere una priorità ma, di fatto, le politiche fiscali volte a ridurre la differenza di costi tra cibi salutari e alimenti spazzatura non sono una priorità a livello europeo.

LEGGI ANCHE:  Rimossi i cavallini di Nivola, Lucia Borgonzoni: "A lavoro per riportare opere a nuova valorizzazione".

Soltanto alcuni Paese Ue, infatti, tra cui la Romania, la Danimarca, la Finlandia, l’Ungheria, la Francia, i Paesi Bassi e il Belgio, si sono dotati di iniziative di politica fiscale volte a promuovere il consumo di frutta e verdura di produzione nazionale, diminuendo la distanza tra prezzi.

Un tema particolarmente imbarazzante per la Commissione Ue che, attraverso il suo commissario Wopke Hoekstra, ha indicato negli Stati membri i responsabili dell’assenza di tali politiche. “Al momento dell’adozione della riforma del 2022 delle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto – spiega l’esponente della Commissione europea -, gli Stati membri hanno convenuto all’unanimità di consentire la massima flessibilità per i prodotti alimentari. Di conseguenza gli Stati membri possono scegliere di applicare aliquote IVA ridotte o aliquote IVA pari a zero per le cessioni di prodotti alimentari. Tale decisione è a discrezione esclusiva degli Stati membri”.

LEGGI ANCHE:  Benedetta De Luca, l’influencer che parla di diritti e inclusione a colpi di stories.

Applicazione delle aliquote, si legge nei regolamenti Ue, che “devono rispettare il principio di neutralità fiscale inerente al sistema dell’IVA, che vieta di trattare in modo diverso prodotti simili e quindi concorrenti”. Qualcuno, però, nel 2025, dovrebbe spiegare perchè un bene di prima necessità come l’acqua imbottigliata prevede in Italia l’IVA al 22%. Oppure perchè i gamberi hanno l’IVA al 10% e l’aragosta al 22%. Misteri!

Riduzione delle aliquote, tornando al perimetro delle politiche Ue, che però hanno dimostrato negli anni che quando le aliquote IVA sono ridotte, il tasso di trasferimento è relativamente basso, vale a dire che i consumatori beneficiano delle riduzioni di prezzo associate solo in misura limitata, o per nulla.

LEGGI ANCHE:  Debito dell'UE, De Man: "Spese miliardarie, serve analisi dei rischi".