Biden rimuove Cuba dalla lista nera… ma resta l’embargo.
Il presidente “residuo” degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, continua a inanellare colpi ad effetto nel finale del suo sanguinario mandato. Dopo aver salvato “dal gabbio” il figlio evasore e ben 37 feroci assassini, strappandoli dal braccio della morte, il “democratico” ha deciso, forse nel tentativo di ingentilire una fallimentare azione politica, di rimuovere Cuba dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo, ovvero dalla cosiddetta “lista nera”. In cambio, il governo cubano ha accettato di liberare 553 prigionieri detenuti per vari reati, di cui i primi 14 sono stati rilasciati ieri.
L’annuncio arriva a sorpresa a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, configurandosi come una delle ultime (per fortuna) mosse di politica estera di Joe Biden. Il presidente notificherà al Congresso la decisione di rimuovere Cuba dalla lista nera, ma non sarà necessario un voto parlamentare. Una svolta diplomatica, però, che potrebbe tranquillamente essere annullata dalla entrante amministrazione di Donald Trump che, proprio nel 2017, aveva aggiunto delle restrizioni all’embargo, mentre nel 2021 aveva reinserito Cuba proprio nella lista degli Stati sponsor del terrorismo.
La decisione di Biden, perchè sorprendersi, ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico statunitense. Il senatore repubblicano Ted Cruz ha infatti condannato la mossa definendola “inaccettabile” e ha accusato Biden di voler ostacolare l’operato del futuro governo Trump e del Congresso a maggioranza repubblicana. Nulla di nuovo per l’avvelenatore di pozzi “democratico”.
“Svolte” diplomatiche a parte, continueranno le misure dell’embargo. Aspetto che potrebbe confermare l’ennesimo atto più di facciata che di sostanza messo in opera dal presidente “residuo”. Nonostante alcune aperture fatte durante l’amministrazione Obama, molte restrizioni sono state ripristinate con Trump ma Biden, finora, ha mantenuto gran parte delle sanzioni. Motivo in più per valutare l’odierna decisione del presidente americano per quello che è.
Come dal 1960, anno di entrata in vigore dell’embargo, le navi mercantili che attraccano nei porti cubani per 6 mesi, continueranno a non potersi recare negli USA, resterà poi il noto problema per l’importazione di combustibili, il divieto per le istituzioni finanziarie statunitensi di effettuare transizioni con Cuba, la proibizione di esportare beni, tecnologie e servizi (escludendo alcune eccezioni per prodotti agricoli e farmaceutici) e, infine, l’interdizione all’esportazione di tecnologie avanzate e strumenti informatici, ostacolando, di fatto, lo sviluppo tecnologico cubano.
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