Le sfide demografiche e la necessità di una strategia integrata in Ue.
L’Unione europea, alle prese con l’invecchiamento della sua popolazione, una riduzione demografica significativa e una evidente incapacità di attrazione dei talenti, sta mettendo sempre più sottopressione la propria coesione sociale e la sostenibilità del proprio sistema previdenziale, senza contare la crescente perdita di competitività rispetto a Stati Uniti e Cina.
La stessa cronaca quotidiana, inoltre, non fa che rimarcare gli effetti perversi di tali dinamiche sui vari sistemi nazionali, a partire dalla crescente carenza di manodopera, pressioni crescenti sui bilanci pubblici, ampliamento delle disparità territoriali e fenomeni di spopolamento.
Pur essendo gli Stati membri i principali responsabili della gestione della transizione demografica, il tema rappresenta oggi una delle principali sfide per l’intera Unione europea.
Sul tema, durante la fallimentare Conferenza sul Futuro dell’Europa del 2022, i cittadini europei avevano richiesto misure per affrontare la transizione demografica garantendo supporto alle persone in tutte le fasi della vita. In risposta, nel giugno 2023 il Consiglio europeo aveva sollecitato la creazione di un toolbox per gestire le sfide demografiche e preservare il vantaggio competitivo dell’UE.
Sulla base di vari rapporti demografici, la Commissione europea ha poi presentato nell’ottobre 2023 il Demography Toolbox, una strategia integrata che, secondo la narrazione “vonderlyana”, “unisce strumenti politici esistenti per supportare gli Stati membri nella gestione degli impatti sociali ed economici dei cambiamenti demografici”.
Ma, analizzando le politiche messe in campo negli ultimi anni, questa strategia si sta rivelando buona solo sulla carta. Manca, riflettendo sui pilars della strategia europea, il minimo sostegno alla genitorialità, una gestione efficace della migrazione e politiche a sostegno dell’inclusione delle giovani generazioni.
Questione che ha interessato anche il Parlamento europeo che ha chiesto alla Commissione Ue di procedere alla semplificazione degli strumenti di politica di coesione e una migliore integrazione tra i vari fondi UE, destinando risorse europee per la creazione di posti di lavoro di qualità, favorire un migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata, incentivare opportunità lavorative nelle aree a rischio di spopolamento e aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro.
Nonostante le richieste provenienti dall’unico organo europeo eletto dal popolo, la necessità di prevenire squilibri economici e sociali, affrontare le sfide delle regioni in declino e garantire ai cittadini la “libertà di restare” nei propri territori, continua ad essere una strada difficile da mettere in cantiere.
Complice, come sempre l’inerzia della Commissione Ue, come ricordano anche le linee guida politiche di luglio 2024 della presidente della Commissione Ursula von der Leyen che, con molta probabilità visti i precedenti, non riusciranno a risolvere le cause strutturali del cambiamento demografico e, soprattutto, a promuovere la partecipazione di donne e giovani al mercato del lavoro, supportare i giovani genitori nel bilanciare vita lavorativa e familiare e ridurre le disparità regionali per favorire la permanenza delle persone nei propri territori d’origine.
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