Il caso Freilich e la minaccia alla libertà di espressione e al pluralismo dei media nell’Ue.

Mentre in Europa si finanziano nuove call per l’organizzazione di fantomatici “festival del pluralismo dei media” nella sempre meno ridente Unione europea, rimanendo nel perimetro del contrasto al pluralismo informativo, tiene banco l’ennesimo caso di debanking ai danni dei mezzi di comunicazione indipendenti e critici.

Ultimo in ordine di arrivo il fatto che ha colpito la rivista austriaca Freilich, alla quale è stato chiuso il conto bancario, privando la testata di un servizio essenziale per la sua attività. Una decisione, presa dalla banca Steiermärkische Sparkasse, priva di alcuna spiegazione ufficiale e, secondo l’eurodeputato Tomasz Froelich del gruppo dell’Europa della Nazioni Sovrane, si sospetta che abbia motivazioni politiche. Freilich, spiega Froelich, “è una rivista patriottica distante dal mainstream liberale di sinistra e, recentemente, attirato attenzione per le sue inchieste su temi controversi, come i progetti dei Verdi tedeschi di vietare l’AfD”.

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Un fenomeno, quello del “debanking” ai danni dei mezzi di informazione, che non è nuovo nella “democratica europa”. Circa 90 conti bancari appartenenti all’attivista Martin Sellner sono stati chiusi in Austria e nei Paesi dell’Unione Europea.

In breve il “debanking” si riferisce alla pratica di chiudere o negare l’accesso a conti bancari o servizi finanziari a individui, organizzazioni o imprese, spesso senza una motivazione chiara. Quando questa pratica colpisce media indipendenti, attivisti politici o organizzazioni con opinioni controverse, solleva preoccupazioni significative per la libertà di espressione, il pluralismo dei media e i diritti fondamentali.

Da qui la richiesta alla Commissione europea di intervenire sulla pratica del debanking applicata a media e attivisti politicamente esposti, rappresentando di fatto una minaccia per la democrazia, la libertà di espressione e il pluralismo dei media in Europa.

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I media, specialmente quelli con posizioni politiche o ideologiche fuori dal mainstream, infatti possono essere vulnerabili al debanking e la chiusura di conti bancari può impedire loro di operare, soffocando voci alternative o critiche. Senza un accesso stabile ai servizi finanziari, risulta difficile sostenere attività essenziali come la pubblicazione, il pagamento del personale e il finanziamento delle inchieste.

Il debanking, se utilizzato per fini politici o ideologici, rappresenta una seria minaccia per la libertà di espressione e il pluralismo. È fondamentale che l’UE e i governi nazionali vigilino per garantire che questa pratica non sia utilizzata per soffocare le voci indipendenti o critiche.

Fondamentale, quindi, che l’Ue proceda verso la creazione di regolamenti che garantiscano alle organizzazioni mediatiche e agli attivisti politicamente esposti un accesso equo ai servizi finanziari, indipendentemente dalle loro opinioni politiche. Importante anche l’introduzione di un sistema nazionale ed europeo capace di permettere alla vittime di debanking di contestare le decisioni arbitrariamente discriminatorie.

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foto Gerd Altmann da Pixabay.com

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