L’Ue e i diritti dei cittadini: cresce la difficoltà nell’apertura di conti bancari.
Nonostante la presenza di una direttiva (la 2014/92/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 2014) stabilisca che una persona legalmente residente in uno Stato membro dell’Ue ha il diritto di aprire un conto di pagamento con caratteristiche di base in un qualsiasi Paese dell’Unione, le banche negli Stati membri dell’UE spesso rifiutano di aprire conti di pagamento di base se la persona vive in un altro Stato membro.
Gli istituti bancari, in particolare, rifiutano di aprire tali conti se il richiedente non ha dichiarato la propria residenza nel Paese in cui ha sede la banca. Spesso, anche la giustificazione dei legami, incluso l’impiego, con uno Stato membro non è considerata una ragione sufficiente per aprire un conto.
In alcuni casi, ancora, le banche accettano di aprire conti di pagamento di base solo se sanno che ne trarranno beneficio finanziariamente, ovvero se la persona si impegna ad acquistare servizi aggiuntivi dalla banca (ad esempio assicurazioni o altri servizi offerti dalla banca). Inoltre, le banche spesso addebitano commissioni di conto diverse ai non residenti.
Una ennesima dimostrazione della fragilità del diritto europeo sulla quale è intervenuta l’eurodeputata Vilija Blinkevičiūtė del gruppo S&D. Nella sua interrogazione l’esponente lituana ha chiesto alla Commissione europea di riferire sulle azioni per garantire la corretta attuazione della direttiva 2014/92/UE e per impedire le discriminazioni nei termini e nelle condizioni per i cittadini europei.
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