La carica di Alto rappresentante dell’Ue tocca un nuovo minimo con la Kallas.

Se qualcuno dubitava che si potesse fare peggio di Josep Borrell in qualità di Alto rappresentante europeo, si sbagliava. Con l’arrivo della nuova Kaja Kallas, infatti, l’Ue conferma che si può continuare la corsa verso i “minimi termini”.

A suggerirlo le ultime dichiarazioni della rappresentante estone condive oggi all’arrivo a Bruxelles per la consueta riunione del Consiglio europeo. Esternazioni incomprensibili alla luce della necessità di cambiare passo in Europa e di riallacciare i rapporti con la Federazione Russa.

“La Siria – afferma la Kallas – ci dimostra che la Russia non è invincibile e che non dovremmo sottovalutare il nostro potere. Siamo una grande potenza”. Andiamo Kallas ma di cosa parliamo? Come si può essere una “grande potenza” con una governance europea dove ogni Paese membro va verso la propria strada e prova a farsi le scarpe a vicenda. Senza contare il ruolo sempre più marginale del Vecchio Continente sulla scena mondiale. Una perdita di vigore ricordata (ovviamente per chi è capace di capire i cambiamenti geopolitici ed economici) dal grande inverno demografico europeo (che di fatto sta portando alla diminuzione e all’invecchiamento della popolazione europea, a tutto vantaggio dei Paesi emergenti) dall’incapacità di attirare talenti (aspetto evidente per esempio analizzando i leader della rivoluzione dell’intelligenza artificiale, Cina e Stati Uniti) e, ancora, dai miliardi di euro spesi per assurde (quanto rigide) politiche di sviluppo e coesione nei Paesi membri.

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Kallas, inoltre, più incline a ripetere il solito refrain sulla necessità di arginare l’azione degli “Stati canaglia”, Russia, Iran e Corea del Nord (tutti lontani dal poter essere considerati Stati di diritto), salvo poi dimenticarsi che si rappresenta una Unione europea arrivata a firmare accordi energetici con dinastie dittatoriali, come nel caso dell’Azerbaigian. Sarebbe forse il caso di stare zitti e puntare ad altre argomentazioni? No, meglio perseverare, tanto il mondo dei distratti e dei “diversamente critici” è ben nutrito.

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