9mila casi d’infrazione: ci si mette troppo a far rispettare il diritto dell’Ue.

Sebbene la Commissione europea abbia migliorato il modo in cui rileva e corregge le violazioni del diritto dell’UE, stando a una relazione pubblicata oggi dalla Corte dei conti europea ci vuole ancora troppo tempo per archiviare i casi di infrazione. Questi spesso sono risolti prima che la Commissione proponga sanzioni pecuniarie; dall’audit emerge comunque che alcuni Stati membri, seppur soggetti a sanzioni da anni, non si sono ancora conformati al diritto dell’UE.

Il principale potere conferito all’UE dai trattati istitutivi è quello di adottare atti legislativi che si applicano agli Stati membri. Imporre il rispetto (“esecuzione”) del diritto dell’UE richiede tempo e risorse notevoli: tra il 2012 e il 2023, il Parlamento europeo ha presentato alla Commissione oltre 8 000 petizioni (tra cui alcune che segnalavano violazioni della normativa dell’UE) e sono state registrate quasi 43 000 denunce presentate da cittadini, imprese e gruppi di interesse. Se si considerano anche le indagini d’ufficio condotte dalla Commissione, nello stesso periodo sono stati aperti più di 9 000 casi di infrazione.

“Benché ora la Commissione europea gestisca meglio la rilevazione e la correzione delle violazioni del diritto dell’UE, ci possono ancora volere anni prima che queste ultime siano sanate”, ha dichiarato Lefteris Christoforou, membro della Corte responsabile dell’audit. “Bisogna essere più celeri nel riparare a tali violazioni, per assicurare equità e il rispetto dei valori e dei princìpi comuni dell’UE. Se da un lato la normativa UE comporta responsabilità per i cittadini e le imprese, dall’altro questi non dovrebbero incontrare alcun ostacolo nel godere dei benefici di regole stabilite di comune accordo, assicurando così che i loro diritti fondamentali siano fatti valere su tutto il territorio dell’UE”.

LEGGI ANCHE:  Parlamento europeo: "Un ruolo più incisivo per l’EMA".

Negli anni la Commissione si è impegnata a rafforzare il processo di esecuzione del diritto dell’UE e ha stabilito una serie di parametri di riferimento per migliorare la propria gestione delle denunce e dei casi di infrazione. Attenersi a tali parametri si è rivelata tuttavia un’impresa ardua. Ad esempio, anche se dal 2017 la Commissione impiega meno tempo per completare le verifiche del recepimento e della corrispondenza delle disposizioni (per accertarsi cioè che le misure nazionali di recepimento riflettano la totalità delle disposizioni di una direttiva e siano a queste pienamente allineate), la metà di tali verifiche supera ancora la tempistica stabilita. Altrettanto dicasi per le denunce: ci possono volere mesi per valutarle e anni per risolverle. La Commissione non fornisce sistematicamente informazioni dettagliate sul numero di petizioni ricevute dal Parlamento europeo. Il trattamento delle denunce e delle petizioni potrebbe essere migliorato introducendo chiari e coerenti criteri di priorità o raggruppamento: è quanto sostiene la Corte, la quale sottolinea anche che gli autori delle denunce non sono sempre tenuti al corrente dei progressi compiuti.

LEGGI ANCHE:  Relazione 2020. L'Erasmus+ si conferma una buona pratica.

Il dialogo informale tra la Commissione e gli Stati membri per affrontare casi complessi (procedura nota come “EU Pilot”) si è dimostrato efficace per risolvere la maggior parte dei casi senza aprire procedure formali d’infrazione. Tuttavia, i tempi medi di trattamento possono comunque superare i due anni. In presenza di procedure formali d’infrazione, sempre più casi necessitano di troppo tempo per essere risolti (ossia essere deferiti alla Corte di giustizia oppure archiviati). Anche se spesso si giunge a una soluzione prima che la Commissione proponga sanzioni finanziarie, vi sono casi in cui gli Stati membri, seppur soggetti da anni a tali sanzioni, non pongono fine alle violazioni del diritto dell’UE.

LEGGI ANCHE:  Commissione UE: Il pacchetto a sostegno dell'occupazione giovanile.

Nonostante il monitoraggio e la rendicontazione periodici e generalmente precisi circa l’esecuzione del diritto dell’UE, la Commissione non pubblica informazioni sulla misura in cui riesce ad attenersi ai parametri di riferimento. Benché questi non siano giuridicamente vincolanti, la Corte ritiene importante, ai fini di un maggior controllo, che la Commissione riferisca in merito a parametri indicativi di dominio pubblico.

Gli Stati membri sono tenuti ad adottare tutte le misure giuridiche nazionali necessarie al fine di applicare il diritto dell’UE. I regolamenti dell’UE sono direttamente applicabili in tutti gli Stati membri, mentre le direttive devono essere recepite negli ordinamenti giuridici nazionali. La Commissione ricorre a diversi strumenti e procedure per fare in modo che gli Stati membri recepiscano e applichino correttamente il diritto dell’UE, nonché per individuare e correggere eventuali violazioni. Qualora le misure di prevenzione falliscano e si verifichi una presunta violazione (ad esempio, se il recepimento è tardivo, parziale o non corretto), la Commissione può avviare una procedura di infrazione e adire la Corte di giustizia. È compito degli Stati membri correggere eventuali violazioni.

foto European Unione, 2021 EC-Audiovisual Service / Aurore Martignoni