I cittadini europei accedono a contenuti illegali online 10 volte al mese.

Secondo una recente relazione dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), la pirateria online tra gli utenti di internet europei si è mantenuta costante rispetto allo scorso anno, con 10 accessi al mese.

L’Italia è il Paese europeo con la media più bassa di accessi a contenuti piratati (7,3), davanti a Germania (7,7) e Romania (7,9). La metà di tutti gli accessi illegali riguarda contenuti televisivi (cinque accessi al mese in media per utente di internet nell’UE).

È aumentata la rilevanza dei siti di streaming illegale, come evidenziato da una crescita del 10 % delle visite a siti web pirata per servizi di televisione via internet (IPTV) nel 2023.

Lo studio dell’EUIPO «Online Copyright Infringement in the European Union: Films, Music, Publications, Software e TV, 2017-2023» (Violazioni online del diritto d’autore nell’Unione europea: film, musica, pubblicazioni, software e TV, 2017-2020) ha riscontrato che la metà degli accessi degli utenti di internet europei a contenuti piratati riguarda contenuti televisivi (cinque volte al mese).

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Lo streaming è il metodo più comunemente utilizzato per accedere a contenuti piratati. Di fatto, lo streaming illegale ha evidenziato una tendenza allarmante, con un aumento del 10 % delle visite a siti web pirata per servizi IPTV nel 2023. Lo studio stima che fino all’1 % degli utenti di internet dell’UE potrebbe essersi abbonato a servizi IPTV illegali in soli due anni, senza considerare gli utenti che si erano abbonati prima del 2022.

Lo studio dell’EUIPO ha altresì rilevato una notevole preferenza tra gli utenti di internet per l’accesso a musica e pubblicazioni piratate tramite dispositivi mobili. Tuttavia, per accedere a contenuti televisivi illegali, gli utenti sono più inclini a utilizzare un computer fisso.

Aspetti economici e sociali quali la disuguaglianza di reddito, la disoccupazione giovanile e la percentuale di giovani tra la popolazione sono stati individuati come fattori alla base della pirateria. Lo studio suggerisce che livelli più elevati di disuguaglianza di reddito e una popolazione giovanile più numerosa sono correlati a maggiori livelli di pirateria. Per contro, un PIL pro capite più alto e una maggiore conoscenza delle offerte legali di contenuti sono associati a tassi di pirateria più ridotti.

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La pirateria cinematografica è scesa a 0,71 accessi per utente, prevalentemente tramite streaming, che rappresenta il 74 % dell’attività. Un PIL pro capite più elevato è associato a una pirateria cinematografica più limitata, mentre una popolazione più giovane e una disoccupazione giovanile più elevata ne favoriscono l’aumento. I risultati indicano che una maggiore conoscenza delle offerte legali e un numero superiore di canali televisivi contribuiscono a ridurre i tassi di pirateria.

La pirateria musicale è aumentata lievemente a 0,64 accessi per utente, laddove il ripping (o download di contenuti in streaming) costituisce il metodo principale. Fattori come la disuguaglianza, la demografia giovanile e l’atteggiamento nei confronti della pirateria sono legati a maggiori livelli di pirateria musicale.

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La pirateria delle pubblicazioni è rimasta stabile a 2,7 accessi per utente. Il download rappresenta il metodo principale, mentre i manga sono la tipologia di contenuti più piratata, soprattutto su dispositivi mobili. La pirateria di software è cresciuta del 6 % (con 0,88 accessi per utente al mese) e, nella fattispecie, i giochi per dispositivi mobili costituiscono la categoria principale.

Per quanto riguarda gli eventi sportivi in diretta, la pirateria è cresciuta nel periodo 2021-2023, con 0,56 accessi per utente alla fine dello scorso anno, mostrando una relazione complessa con il PIL pro capite. La disuguaglianza sociale e gli atteggiamenti nei confronti della pirateria sono fattori ricorrenti che influenzano la pirateria per tutti i tipi di contenuti.

Foto di Vidmir Raic da Pixabay.com