A Nova, regno dell’autoreferenzialità, parla anche Alessandra Todde.
In un contesto protetto (non è neanche possibile commentare l’effluvio di note autoreferenziali condivise dai vari speaker nel corso della live sul canale Youtube), prosegue la “sagra” di Nova, il ridenominato “confronto deliberativo” del sempre più moribondo Movimento 5 Stelle, leggendo anche gli ultimi risultati ottenuti dalla lista in Emilia-Romagna (3,56% dei voti) e Umbria (4,96%)
Kermesse che, più di registrare l’emersione di iniziative politiche di sistema e visionarie, è stata caratterizzata dal solito “parlarsi addosso” sui temi sociali ed economici del Paese. Il tutto, ovviamente, senza alcun confronto critico animato dai cosiddetti conduttori della “sagra”. Per esempio, per chi ha preferito fare altro in questa domenica soleggiata, basterà sapere che il tema dell’inverno demografico italiano è dovuto, secondo i relatori apparsi sul palco di Nova, all’assenza di politiche per le donne, omettendo di citare fenomeni ancora più complessi e sconosciuti al perimetro pentastellato, a partire dalla questione giovanile e dalla.
Insomma, nel corso di Nova il movimento, piuttosto che provare a rilanciarsi, ha confermato ampiamente di essere ancora (ed è grave dopo alcune esperienze di Governo) all’anno zero della comprensione del fenomeno demografico italiano.
Ma, d’altronde, cosa aspettarsi da chi ha espresso politiche fallimentari quali il reddito di cittadinanza, il superbonus e fatto “due maroni” sulla partecipazione dal basso, salvo poi arroccarsi a riccio una volta a Palazzo?
Aria di occasione mancata facilmente respirabile anche in Sardegna, dove la presidente Alessandra Todde, espressione del moribondo Movimento 5 Stelle, nei primi 8 mesi di mandato ha messo la propria firma (ovviamente non in solitaria vista la buona compagnia del PD) su un’altra amministrazione di “bassa politica”, in continuità con le esperienze più infruttuose viste negli ultimi lustri. Provare per credere.
Presidente sarda che ha, anche in occasione dello “speech protetto” a Nova, rimarcato l’esigenza di abbandonare le radici anti-sistema (se ancora qualcuno/a è capace di intravederle) che hanno caratterizzato il movimento fin dalle sue orgini: “Noi siamo il Movimento 5 stelle. Dobbiamo spettere di essere nostalgici e guardarci indietro. Dobbiamo dire agli altri chi siamo e avere il coraggio di dialogare con chiunque. Ci vogliamo confrontare. Questo significa voler essere adulti e abbandonare un sistema che è stato anti-sistema. Questo è passato. Ora siamo cresciuti e se vogliamo incidere dobbiamo governare”.
Muturità, però, ancora sconosciuta, per randomizzare le tante criticità nell’Isola, anche sul binario della questione giovanile sarda, a suo tempo “pilar” della campagna elettorale della presidente nuorese e ormai dimenticata dalla leader sarda dell’M5S, se non durante gli stucchevoli “tour” nelle scuole.
“Ho trovato una Sardegna chiusa in se stessa – è con voi non cambierà gentile presidente (ndr) -. Quando i giovani lasciano la propria terra il dato parla da se. Adesso dobbiamo essere capaci di raccontare che stiamo cambiando. Non siamo quelli delle promesse facili. Se si vuole veramente cambiare ci vuole la politica dei piccoli passi”. Al momento assistiamo alla politica dei piccoli interventi settari, come ricordano alcuni stanziamenti approvati con le delibere di Giunta e, soprattutto, l’ultima porcata andata in scena nelle ultime settimane con la votazione della variazione di Bilancio in Consiglio regionale.
Presidente, forse in un impeto di orgoglio non supportato, però, da alcuna buona pratica votata nei primi 8 mesi di mandato, che ha preferito, nel corso del suo intervento, parlare della Sardegna che “lascerà tra 4 anni e mezzo”, senza peraltro dire granchè. Eppure, negli ultimi giorni, non è mancata la citazione della presidente “sulle rovine lasciate dal precedente Governo regionale”.
Problemi di coerenze ma anche di proporzione. Affermare che la Sardegna può “essere la locomotiva di Italia” non può che scatenare ilarità se affermato fuori dal recinto di Nova, presidente Todde.
Intervista che prosegue poi sotto il segno dell’assenza di domande critiche da parte del condutore di Nova, trasformando l’intervento della presidente nel solito monologo acritico: “”Dobbiamo avere strumenti di sostegno e di rilancio – siete alla maggioranza, approvateli (ndr) -. Sto lavorando al progetto di microcredito regionale – capirai l’iniziativa disruptive (ndr) -. Se chiediamo a un ragazzo di aprire una attività imprenditoriale non ci riesce perchè non ha risorse proprie – ma davvero? (ndr) -. Togliendo le persone dalla povertà assoluta credo che la mia regione possa rialzarsi”. Presidente, iniziare a criticare pubblicamente l’ultimo assalto dei “predoni del deserto” operato dalla sua maggioranza in occasione dell’ultima variazione di bilancio potrebbe essere un primo passo…
Conduttore, poi che ha proseguito nella proposta di domande senza il benchè minimo spirito critico e di conoscenza sul reale stato dell’arte in Sardegna: “Ho dato uno sguardo al sito della regione Sardegna – spiega il conduttore di Nova – è ho notato che è stata revocata una delibera”. Domanda telefonata che trova “la pronta” risposta della presidente Todde: “Abbiamo revocato la delibera sui funerali per consiglieri, assessori, direttori generali pagati con i fondi pubblici. E’ un segno per parlare con dignità e riavvicinarsi alle persone”.
Come no presidente? Proprio lo stesso atteggiamento (saremo ripetitivi) che si è visto con l’ultima votazione della variazione del bilancio regionale. Li con i tanti milioni buttati a mare, per usare un eufemismo, tra chiese, associazioni “spin-off di partiti di maggioranza”, organizzazioni estemporanee e interventi senza capo ne coda, si è proprio visto lo slancio di pubblico servizio anche della sua maggioranza. Comportamenti istituzionale dei suoi consiglieri/e di maggioranza (e anche di minoranza) che si citano in totale continuità con le precedenti esperienze di Governo della Regione, tanto stigmatizzate, fino a qualche mese fa, dalla sua stessa claque.
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