OSCE e Commissione UE: “Affrontare la carenza di personale sanitario nei Paesi membri”.

Mentre continua a mancare pure la commissione Salute al Parlamento europeo, la Commissione europea, insieme all’OSCE, ha sottolineato oggi, nell’ultimo lavoro di indagine “Health at a Glance: Europe“, l’importanza di promuovere la salute durante tutto l’arco della vita e della prevenzione delle malattie (non diciamolo in Sardegna dove sono interminabili le liste d’attesa) per promuovere un invecchiamento sano.

Nulla di nuovo, quindi, come ricorda anche l’appello dell’Esecutivo von der Leyen per affrontare “la carenza di personale sanitario in tutta Europa”. Dopo lustri di Triade europea e tagli alla spesa pubblica degli Stati membri che cosa speravano di ottenere “i minchioni” dell’Ue? Maggiori medici, infermieri e qualità nell’assistenza? Non è dato saperlo!

Tornando al rapporto, l’aspettativa di vita alla nascita in Europa dopo la pandemia si è ridotta, in media, a 81,5 anni, e persiste un divario di 8 anni tra i Paesi con le aspettative di vita più alte e più basse. Mentre le donne vivono più a lungo degli uomini in media, trascorrono 5 anni in più degli uomini in media in cattiva salute.

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Il rapporto sottolinea inoltre l’ urgente necessità di agire per affrontare la carenza di personale sanitario , stimata in 1,2 milioni di medici, infermieri e ostetriche, soltanto nel 2022. Con oltre un terzo dei medici e un quarto degli infermieri in Europa di età superiore ai 55 anni e destinati a ritirarsi nei prossimi anni.

Sono necessarie azioni a diversi livelli, secondo la Commissione Ue, tra cui maggiori investimenti, migliori condizioni di lavoro e maggiori opportunità di formazione. Ma diciamocela tutta. Ormai i buoi sono scappati dalla stalla! E, considerando i crescenti livelli di disagio tra i/le giovani europei/e, dove li troveranno mai quei 1,2 milioni di operatori sanitari? Anche questo, non è dato saperlo.

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“Negli ultimi 5 anni – secondo la narrazione odierna della commissaria Stella Kyriakides – l’UE ha compiuto progressi significativi, affrontando le principali sfide sanitarie e rafforzando la resilienza della nostra Unione Sanitaria. Accolgo con favore la relazione odierna che fornisce solide prove dell’importante lavoro che ci attende per affrontare queste pressioni con innovazione, investimenti e supporto per la nostra forza lavoro. Sottolinea inoltre l’importanza delle nostre scelte quotidiane per mantenerci più sani più a lungo”.

Singolare, però, rilevare la risposta della stessa commissaria, ai dati drammatici dell’OMS, che, lo scorso ottobre 2024, ha stimato una carenza di operatori sanitari e socio-assistenziali nel 2024 di circa 1,6 milioni. Criticità che arriverà a toccare i 4 milioni entro il 2030, quando l’Europa sarà carente di 600.000 medici, 2,3 milioni di infermieri e 1,1 milioni di operatori socio-assistenziali e assistenti. “Ngulo” che Europa resiliente!

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Esponente della Commissione von der Leyen, ancora, che nell’occasione aveva dichiarato che secondo l’articolo 168(7) del Trattato del funzionamento dell’Ue, è competenza degli Stati membri la gestione della salute, compresa la responsabilità sui livelli occupazionali. Stesso discorso vale, come ricordato dall’Articolo 153 (4) del Trattato, per la gestione della protezione sociale.

Insomma, armiamoci e partite! Atteggiamento coerente di chi, come la Commissione europea ha dimostrato negli anni, si sottrae ai rischi di un’azione promossa o perorata, esortando gli altri (i Paesi membri) a intraprenderla.