Giunta regionale: si urla contro lo Stato accentratore e si buttano soldi tra “dirimpettai”.
Mentre Alessandra Todde e il suo cucuzzaro di Giunta lamentano, in continuità con il passato, entrate erariali indebitamente trattenute dallo Stato per complessivi a 1,7 miliardi di euro, riproponendo il mito dello Stato nazionale ferino verso la “Cenerentola Sardegna”, la stessa narrazione circa “i fondi essenziali per lo sviluppo e il benessere della nostra comunità” – come ricordato recentemente dall’assessore regionale della Programmazione e Bilancio, Giuseppe Meloni, rappresentante di una ben nota corrente PD in Sardegna -, non viene applicata sui fondi stanziati tra dirimpettai, amici e portatori di voti (per svariate decine di milioni di euro) , nell’ultima variazione di bilancio.
Eppure lo stesso Meloni, in una sua recente velina stampa, ha affermato che “la Sardegna merita equità”. Perchè allora, vista la perenne criticità di fondi (che poi è una stupidaggine vista l’entità della greppia a disposizione), si elargiscono, anche con il “Governo dei migliori”, centinaia di migliaia di euro a organizzazioni no profit politicizzate per la semplice promozione di eventi spot e di scarso impatto (provare per credere), mentre il mondo delle campagne, per esempio, lamenta ritardi sull’erogazione degli aiuti per le vaccinazioni dei capi di bestiame, colpiti dal virus della lingua blu?
Sarà questa l’equità di cui tanto si parla dalle parti della Giunta regionale? O forse si alludeva all’eguaglianza dei processi legati alla gestione del potere in perfetta linea di continuità con le precedenti amministrazioni regionali? Ci piace optare maggiormente per la seconda ipotesi, alla luce del “solito” modus operandi dei “nostri migliori” rappresentanti ora al Governo della Regione. Esponenti, però, meno coraggiosi (o maggiormente accorti?) rispetto ai “gaggi” visti nel corso della scorsa Legislatura.
I progressisti, i pentastellati, gli AVS e gli altri esponenti dei partiti minori della maggioranza, con maggiore capacità, invece, sono riusciti, in questa prima votazione della variazione di bilancio, a nascondere la propria responsabilità circa la paternità di queste autentiche “ruberie di Stato”, firmando in gruppo tali emendamenti. Che dire chapeau ma anche “andate a quel Paese figli di buona donna”.
Però, tipico di chi ha non conosce l’imbarazzo, è sempre meglio rispolverare il mito dello Stato accentratore che parlare di quanto si è paraculi e di scarso servizio pubblico.