Putin e Scholz “scavalcano” partner e alleati sull’Ucraina.
Alla fine la telefonata tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e lo “Zar di Russia”, Valdimir Putin non solo ha avuto successo – dopo due anni di totale assenza di contatti ufficiali con “le democratiche nazioni del mondo” – ma ha dimostrato tutta l’incongruenza dell’azione della politica internazionale sul conflitto russo-ucraino. Una strategia animata dai chiari e incontrovertibili interessi “poco democratici” correlati alla cosiddetta “guerra per interposta persona” condotta dagli USA, in partenariato con l’Unione europea, contro la Russia.
Ci voleva la vittoria dei repubblicani di Trump per velocizzare il precipitarsi degli eventi per i guerrafondai democratici americani e avviare le prime iniziative “in solitaria” dei maggiori esponenti politici europei con il Presidente della Fereazione Russa? La risposta, a distanza di 11 giorni, non può che essere affermativa, dimostrando, inoltre, il valore per i diritti umani, lo Stato di diritto e, diciamolo, per la vita di milioni di persone, percepito dalla cosiddetta Comunità internazionale dei “Paesi sviluppati”.
Una telefonata, quella tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e Vladimir Putin, avvenuta proprio ieri e “senza intoppi” per il Cremlino che, ricorda il suo servizio stampa, “ha visto i leader discutere dell’Ucraina, del conflitto in Medio Oriente e delle relazioni bilaterali tra Mosca e Berlino”.
Nell’occasione, ancora, Putin ha detto a Scholz che la crisi è stata provocata direttamente dalla politica aggressiva della NATO, dal tentativo di trasformare l’Ucraina in un punto d’appoggio anti-russo, dalla violazione dei diritti dei russofoni in Ucraina e dalla noncuranza “dei Paesi democratici” verso la sicurezza di Mosca.
Putin ha poi detto al cancelliere tedesco che Mosca non ha mai rifiutato i colloqui, ma che sono stati interrotti da Kiev, il cui Governo è guidato da un presidente illegittimo e irresponsabile.
Per il Cremlino un futuro accordo di pace dovrebbe tenere conto degli interessi di sicurezza della Russia, legittimare le nuove realtà territoriali nel Donbass e ripartire dalle proposte annunciate dal ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, lo scorso mese di giugno. Tra queste rientrano il ritiro delle truppe ucraine dalle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, dalle regioni di Zaporozhye e Kherson, l’impegno dell’Ucraina ad adottare uno status di Paese non allineato, la denazificazione e la smilitarizzazione del Paese e la revoca di tutte le sanzioni occidentali.
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