Sanzioni Ue alla Russia e le scappatoie alle importazioni di GNL russo.

Nel terzo trimestre del 2024, il volume delle importazioni di GNL russo, il gas naturale liquefatto, rilevato nel porto di Rotterdam nei Paesi Bassi è stato il doppio rispetto alla metà del 2022. Numeri sui quali lo stesso Governo olandese ha affermato che l’aumento potrebbe essere collegato al 14° pacchetto di sanzioni contro la Russia. Dato il divieto di trasbordo di GNL russo verso Paesi extra UE, i flussi residui vengono, infatti, importati nell’UE.

Da qui il paradosso con l’Ue “tronfia” dell’applicazione dei pacchetti di sanzioni, e gli Stati membri, in questo caso i Paesi Bassi, che non possono agire contro il crescente volume di importazioni di GNL russo che, come ricordato dall’eurodeputato del PPE, Tom Berendsen, sulla base di accordi esistenti, non è ancora sanzionato.

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Scappatoie nel pacchetto di sanzioni, per l’esponente del Partito Popolare Europeo, che impedisce agli Stati membri di tenere il GNL russo fuori dall’UE.

Nel tentativo di difendere una “scalcinata” Commissione Ue, l’esponente dell’Esecutivo von del Leyen, Kadri Simson, ha dichiarato che “da tempo è stato chiesto di porre fine alle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Russia. Tuttavia, finora gli Stati membri hanno concordato solo un divieto di trasbordo nel 14° pacchetto di sanzioni”. Insomma, le colpe sono sempre da ricercarsi altrove…

Eppure basterebbe diramare un comunicato per affermare che “si è sbagliato” e che le sanzioni contro la Russia, piuttosto che essere efficaci, si sono rilevate, ne più ne meno, come una necessità per ribadire “la democraticità” della Ue contro l’Impero del Male russo.

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Impero, però, che nonostante le sanzioni (ovviamente per meno profitto) ha continuato a rifornire “la vergine Europa” di GNL. Le importazioni mensili di GNL russo nell’UE, infatti, nel corso del periodo sanzionatorio sono aumentate in media di 0,2 miliardi di metri cubi tra gennaio e settembre 2024.

Nell’occasione la Simson, ha poi confermato la determinazione della Commissione per l’implementazione del piano REPowerEU, ovvero il piano per realizzare una riduzione pari almeno al 55% delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050, in linea con il Green Deal europeo. Peccato, però, che lo stesso piano preveda l’aumento delle importazioni del GNL, come riportato nel documento di lavoro del REPowerEU.

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GNL, le cui emissioni di CO2, specialmente di quello statunitense trasportato in Europa, superano del 28% quelle del carbone, senza contare che il gas metano americano è estratto da giacimenti non convenzionali in argille. Materiali, va ricordato, scarsamente permeabili, ragion per cui questi giacimenti statunitensi non possono essere messi in produzione spontanea, come avviene per quelli convenzionali, ma necessitano di trattamenti altamente inquinanti per aumentarne artificialmente la permeabilità in prossimità dei pozzi di produzione.

Per accelerare gli effetti del REPowerEU, ha ricordato poi la Simson (sì, la stessa che elogiava la “democraticità” e il rispetto dei diritti umani in Azerbaigian), l’Ue “sta sviluppando una tabella di marcia”.

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