Fondo Ue per la difesa: 298 proposte per 1,1 miliardi di euro.

C’è fermento nel mercato delle armi nella democratica Ue. Lo conferma anche la partecipazione all’ultima call del Fondo europeo per la difesa che, con 298 proposte ricevute da imprese ed enti di ricerca, conferma il numero più elevato di domande mai ricevuto negli ultimi 3 anni, con un aumento complessivo del 25% rispetto allo scorso anno.

Record anche per i progetti presentati nell’ambito dei bandi non tematici rivolti a PMI e organizzazioni di ricerca, con un aumento del 28% rispetto al 2023. Ciò, secondo la “democratica” Commissione Ue, “conferma che il fondo è altamente attraente anche per le aziende più piccole e i nuovi arrivati ​​nel settore della difesa”.

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Numeri che non hanno mancato di galvanizzare i vertici della Commissione Ue, a partire da Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutivo per Un’Europa adatta all’era digitale: ”Sono lieta di vedere il crescente interesse dell’industria della difesa europea per il Fondo. In un momento in cui la prontezza della difesa europea è fondamentale, è incoraggiante assistere all’impegno dell’industria del settore, tra cui un numero crescente di PMI, per costruire una base tecnologica di difesa più solida e sviluppare capacità di difesa all’avanguardia”. E, andrebbe aggiunto, produrre più armi per l’Ucraina, nazione sempre più big spender.

Le proposte presentate rientrano in tutte le priorità tematiche concordate con gli Stati membri dell’UE e riguardano progetti per lo “sviluppo dei domini critici delle capacità di difesa”, tra cui lo sviluppo di un’ideazione di veicoli corazzati da combattimento di nuova generazione, di sistemi per la difesa aerea e per lo sminamento pesante”. Da chiedersi se tali “prodigi democratici” saranno in linea con la “strategia per la transizione verde dell’Ue”.

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foto Staff Sgt. Simon McTizic (DoD)