Finanziamenti Ue alla Moldavia: sostegno o ingerenza elettorale?
Mentre le “anime pie” e acritiche dei media mainstream e dei vertici Ue lamentavano le “ripetute ingerenze russe” nel processo democratico moldavo, poco si è detto dei corposi finanziamenti erogati e promessi dall’Ue alla Moldova.
Sostegno economico indicato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, proprio poco prima del voto della scorsa settimana che ha portato alla vittoria la presidente uscente filo-europeista, Maia Sandu. Ursula, nell’occasione, aveva infatti promesso ben 1,8 miliardi di euro alla piccola repubblica europea (ricordiamolo tra i Paesi più corrotti al mondo), peraltro in assenza di alcuno spirito riformista…se non è da considerarsi ingerenza politica questa azione dell’Ue, cosa può esserlo?
Nel frattempo, però, si parla esclusivamente di ingerenza “dell’Impero del male” di Vladimir Putin (sicuramente non uno stinco di santo), in assenza di un metro di giudizio univoco in materia, senza contare la carenza di spirito critico – ormai sacrificato ogni tre per due – dei media mainstream, incapaci di sorreggersi sulle proprie gambe e troppo timorosi di perdere la cosiddetta “pubblicità istituzionale europea”, spesso erogata attraverso apposite calls e tenders.
Dello stesso avviso, sul caso moldavo, anche l’eurodeputata dell’Europa delle Nazioni Sovrane, Christine Anderson: “Le elezioni presidenziali della Moldavia e il referendum sull’adesione all’UE sono stati entrambi eventi molto serrati: quasi il 50% degli elettori, infatti, è risultato contrario all’adesione all’UE. Ma, poco prima del voto del secondo turno, la Presidente della Commissione von der Leyen ha visitato Chișinău e ha promesso 1,8 miliardi di euro di finanziamenti”.
Per molto meno, come rilevato nelle ultime settimane con la Georgia, la Commissione europea (e tutte le sue acritiche appendici, tra le quali EUvsDisinfo) non ha mancato di gridare allo scandalo, accusando senza mezzi termini Russia e Cina per le influenze sul voto.
Da qui la domanda categorica. Sarà mai possibile vedere una Unione europea estranea ai “doppi standard” e coerente con le ambizioni di leader globale dei diritti?
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