Minori: cresce la povertà assoluta in Italia.

Nel 2023 in Italia la quota di minori in povertà assoluta ha sfiorato il 14%. I più colpiti, ricorda una recente indagine di Fondazione Openpolis su dati Istat, sono quelli in famiglie numerose, nei nuclei monogenitoriali e con genitori disoccupati o operai.

Al diminuire dell’età, cresce l’incidenza della povertà assoluta. Vent’anni fa la quota di poveri assoluti era contenuta in 2-3 punti percentuali tra le diverse generazioni e gli anziani erano la fascia più spesso in povertà (5% circa di incidenza).

Con il nuovo decennio le distanze si sono allargate e si è affermata la tendenza per cui i minori sono la fascia d’età più colpita dalla povertà assoluta.

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Nel 2023 quasi 1,3 milioni di minori si sono trovati in povertà assoluta, con un’incidenza media nella fascia 0-17 anni del 13,8%. Tuttavia, anche tra gli stessi minori vi sono differenze.

Nel centro-nord si attesta attorno al 13%, nel mezzogiorno la quota di bambini e ragazzi in povertà assoluta raggiunge il 15,5%.

Anche rispetto all’età vi sono ampie differenze. “Nei bambini con meno di 3 anni – ricordano da Fondazione Openpolis – l’incidenza della povertà assoluta è pari al 13,4%; supera il 14% tra i 4 e i 13 anni e si riassesta al 12,7% tra gli adolescenti di 14-17 anni”.

Al crescere del numero di figli minori, cresce anche la frequenza con cui il nucleo si trova in povertà assoluta. Nelle coppie con un figlio l’incidenza è del 6,6%, a fronte di una media di indigenza nelle famiglie con minori del 12,4%. La quota sale all’11,6% in presenza di 2 figli e al 18,8% con 3 o più figli. Tra le famiglie con un solo genitore la quota sfiora il 15%.

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Tra 2022 e 2023 va sottolineato il peggioramento nella condizione delle famiglie con figli la cui persona di riferimento fa l’operaio. In questi casi l’incidenza passa dal 15,6% al 19,4%. Un peggioramento che testimonia una condizione di vulnerabilità per i nuclei di lavoratori dipendenti in mansioni esecutive; specialmente quando possono contare su un solo reddito e quindi a maggior rischio di finire nell’esclusione sociale in caso di perdita del lavoro.

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