Vecchi e fragili, Inarcassa chiede la carta d’identità degli immobili.

Immobili vetusti e vulnerabili in un Paese ad alto rischio idrogeologico dove terremoti e alluvioni costano alla collettività sei miliardi di euro all’anno. Un problema che affligge la maggior parte dei fabbricati residenziali in Italia e per il quale servirebbe un “grande censimento” per classificare e digitalizzare le informazioni relative alla sicurezza e alla prevenzione.

Per questo la Fondazione Inarcassa, ente collaterale della Cassa di previdenza e assistenza per ingegneri e architetti liberi professionisti, chiede a gran voce l’istituzione di un ‘Fascicolo del fabbricato’ in Italia, una sorta di archivio dove vengono registrate le “carte d’identità delle nostre case”, per avere un quadro completo del loro stato di salute e attuare interventi mirati di prevenzione.

In Italia, secondo i dati della Fondazione, oltre il 74% degli immobili italiani, circa 4 milioni di fabbricati residenziali, ha più di 40 anni, dato che sale all’85% per le grandi città, e più o meno il 40% di tutto il costruito nel nostro Paese è stato realizzato prima degli anni Sessanta.

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Nel Paese, quindi, il patrimonio immobiliare italiano, per numeri di superficie costruita sopra la media Ue (6,6% contro il 4,2%), è troppo vecchio ed esposto. Su 12,5 milioni di edifici residenziali censiti (dati Cresme), 2 su 10 “sono in pessime condizioni”.

Un quadro che restituisce un insieme di fattori che rende il nostro patrimonio immobiliare estremamente esposto ai rischi ambientali, dagli eventi sismici a quelli idrogeologici. 

Solo nel 2023, il nostro Paese è stato colpito da 378 eventi estremi, numero che secondo le stime di Legambiente prevedono per quest’anno un aumento del 22%.

Dal punto di vista della struttura portante, il 56% degli edifici presenti nelle zone identificate in base al rischio da 1 a 3, sono stati realizzati in muratura portante, fortemente vulnerabili al rischio sismico. 

L’introduzione della graduale obbligatorietà della cosiddetta carta d’identità degli immobili, per i promotori di Fondazione Inarcassa, “migliorerebbe non solo la conoscenza dello stato di salute dei nostri immobili, digitalizzando e rendendo sempre disponibili informazioni come la vulnerabilità sismica, la classe energetica e il piano di manutenzione, ma accelererebbe quel processo di informatizzazione del Catasto, rappresentando allo stesso tempo uno strumento di prevenzione capace di certificare il livello di sicurezza degli edifici e aiutare la programmazione degli interventi necessari”.

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Passare dalla logica del rimborso dei danni a quella della prevenzione è, dunque, un atto dovuto.

Al problema poi della condizione delle case degli italiani, si aggiunge quello delle assicurazioni. Infatti, è emerso come “solo il 5,3% delle abitazioni sia assicurato”, a fronte di una spesa per danni prodotti da terremoti e dissesto idrogeologico che costa sei miliardi di euro l’anno. Ma mentre la spesa per riparare i danni degli eventi sismici è rimasta sui livelli storici (2,7 miliardi contro nel periodo 2009-2023 contro 3,1 del passato), per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, la spesa è triplicata passando da una media di 1 miliardo all’anno a 3,3 miliardi. Nonostante ciò, gli italiani si assicurano poco: la percentuale di abitazioni assicurate contro le calamità naturali, terremoti e alluvioni nel nostro Paese, secondo i dati Ania, è pari al 5,3% del totale.

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“In questo senso il Fascicolo del fabbricato potrebbe rappresentare uno strumento capace di favorire e semplificare l’accesso ai prodotti assicurativi – spiegano i promotori dell’iniziativa – nel fascicolo infatti sono reperibili informazioni necessarie per la stipula dei contratti assicurativi. Le informazioni contenute nel fascicolo potrebbero semplificare di molto l’accesso alla copertura assicurativa più idonea consentendo in molti casi di avere anche un risparmio nel costo assicurativo finale. In assenza infatti di informazioni certe le compagnie di assicurazione finiscono per applicare i tassi e le condizioni di mercato peggiori. La presenza di informazioni corrette e certificate permette invece al cittadino di accedere ad una copertura mirata e non standard”.