Medio Oriente. Qualcuno vuole veramente la pace?

“Ci sono decenni in cui non succede nulla e ci sono settimane in cui accadono decenni”. Lo diceva (forse) Vladimir Lenin negli anni ’20 ma, nonostante siano passati esattamente 100 anni dalla morte del politico russo, la massima può ben applicarsi anche al caso mediorientale.

Una regione sconvolta da una nuova guerra su vasta scala – ieri Israele ha pure bombardato la missione dell’ONU, UNIFIL -, che ha causato ormai oltre 50mila morti, specialmente tra la popolazione della Striscia di Gaza, del Libano e della Cisgiordania. Poche, invece, le perdite per israele – circa 1200 vittime degli attacchi del 7 ottobre 2023 e 250 ostaggi -.

Da ottobre 2023 a oggi, Israele ha ucciso più di 42.000 palestinesi a Gaza, distrutto le infrastrutture della regione e causato l’esodo di quasi 2 milioni di persone. Sebbene affermino di aver ucciso oltre 15.000 combattenti di Hamas e distrutto migliaia di tunnel, l’esercito israeliano non è ancora riuscito ad annientare completamente Hamas o a eliminare la sua forza militare, nonostante abbia inflitto perdite significative. Rapporti non sufficientemente confermati suggeriscono che Israele ha perso quasi 900 soldati nell’attuale conflitto a Gaza.

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“L’attuale leadership israeliana – ha dichiarato  Corneliu Pivariu dell’IFIMES – vorrebbe eliminare completamente i palestinesi da Gaza come primo passo per ridurre ulteriormente la possibilità di creare uno Stato palestinese, prendendo anche il controllo delle riserve di idrocarburi nell’area continentale del Mar Mediterraneo”.

Israele ha poi continuato le sue azioni in Libano per eliminare l’Hezbollah libanese, riuscendo ad assassinare (in un Paese sovrano, come tanto piace ad Israele), l’intera leadership politico-militare dell’organizzazione, incluso il suo leader di oltre 30 anni (dal febbraio 1992), Hassan Nasrallah, attraverso bombardamenti altamente mirati tra il 27 e il 30 settembre 2024.

Qualche giorno prima, sempre pin Libano, il 17 e il 18 settembre 2024, sono esplosi cercapersone e altri dispositivi di comunicazione appartenenti ai membri della leadership di Hezbollah, per i quali Israele non ha rivendicato ufficialmente la responsabilità. “Operazioni – spiega Pivariu – sono un successo significativo per i servizi segreti israeliani, dimostrando ancora una volta la loro capacità di penetrare livelli chiave di leadership tra i loro nemici, incluso l’Iran”.

All’inizio di ottobre 2024, Israele, nel silenzio di Ue e USA, ha lanciato un’operazione di terra nel Libano meridionale, dichiarando obiettivi limitati, che hanno causato un massiccio esodo della popolazione libanese dall’area, in fuga verso Beirut e altre parti del Libano, inclusa la Siria.

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“Mentre l’eliminazione militare di Hamas da Gaza può sembrare un obiettivo quasi completato – ha aggiunto l’ex generale Pivariu – credo che eliminare Hezbollah dal Libano sia un obiettivo irrealistico e la leadership israeliana lo sa sicuramente, nonostante il recente appello del Primo Ministro Netanyahu ai libanesi: “Vi dico, popolo libanese, liberate il vostro paese da Hezbollah così questa guerra può finire”.

Hezbollah è profondamente coinvolta nella vita politica e sociale del Libano (detiene circa il 10% dei seggi del parlamento, e questo numero sarebbe probabilmente più alto se il sistema politico confessionale non esistesse in Libano); insieme al movimento Amal, è la principale forza politica nel Libano meridionale. Hezbollah ha sviluppato una politica sociale che ha ottenuto e continua a ottenere il sostegno di una larga parte della popolazione sciita del Libano. Il sostegno finanziario dell’Iran a Hezbollah, a parte gli aiuti militari, è stimato in circa 900 milioni di dollari all’anno.

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Ci stiamo avvicinando al 100° anniversario della creazione dello Stato di Israele, un periodo durante il quale abbiamo assistito a vari conflitti militari in Medio Oriente, nessuno dei quali ha portato a una pace duratura nella regione. La fine del conflitto israelo-palestinese, una delle principali cause di guerra nella zona, può essere ottenuta attraverso la soluzione dei due Stati, anche se questa opzione sembra sempre più irrealizzabile in Israele, e nonostante tutte le difficoltà nell’adottare questa soluzione. Processo, ancora, che potrebbe togliere anche influenza allo stesso Iran che, di fatto, troverebbe meno presa tra la popolazione palestinese.

Siamo, quindi, a un punto in cui incombe una guerra tra Iran e Israele, con pericoli non solo per la pace e la stabilità in Medio Oriente, ma anche con il potenziale diffondersi attraverso la sua intersezione con la guerra in Ucraina e altri eventi che potrebbero essere innescati da forze statali e sovranazionali verso una Terza guerra mondiale, che molti autori ritengono sia già iniziata… ma non evidente per molti.

foto Army Sgt. 1st Class Theresa Gualdarama, National Guard