Le regole della “democrazia europea” e il caso Compact in Germania.
I cittadini europei possono realmente scegliere i propri rappresentanti politici? Provando ad andare oltre la retorica “democratica” e autoreferenziale delle “campagne libere e democratiche” sembrerebbe proprio di no come suggerisce il caso Compact in Germania che ha visto protagonista il gruppo omonimo donare ben 232mila euro all’alleanza formata da Verdi, SPD e Movimenti civici uniti alle ultime elezioni nel Brandeburgo in funzione, secondo il gruppo d’azione “Ein Prozent” (L’uno per cento) per impedire che l’AfD raggiungesse la posizione di primo partito.
“Per anni – scrive alla Commissione l’eurodeputato Tomasz Froelich – Campact ha ricevuto fondi da organizzazioni straniere che utilizzano mezzi finanziari per influenzare la società in Europa. Nel 2022, la Open Society Foundations del multimiliardario George Soros ha pagato a Campact 268.837,87 EUR per “progetti per la democrazia”. Ai sensi della legge tedesca sui partiti politici, alle organizzazioni straniere non è consentito sostenere direttamente i partiti politici tedeschi. Campact e le suddette organizzazioni straniere, quindi, stanno aggirando questa legge”.
Insomma, “cash is king” e la democrazia si conferma “roba da ricchi e lobbysti” piuttosto che perimetro di valori e senso critico!
Una realtà che si conferma anche in presenza dei divieti introdotti dalla stessa Commissione europea, recentemente impegnata a raccomandare proprio la proibizione delle donazioni ai partiti politici da parte di organizzazioni di Paesi extra-UE, evidenziando l’incapacità oggettiva della normativa europea – in particolare la raccomandazione del 12 dicembre 2023 – per evitare le cosiddette “ingerenze politiche estere illecite” che, come facilmente rilevabile con il caso che ha interessato suo malgrado AfD, non provengono solo dall’Impero del Male di Vladimir Putin.
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