Libano, Borrell al Parlamento europeo: “Israele sta bombardando pesantemente”.

Anche dagli scranni del Parlamento europeo, nel corso dell’ultima plenaria, non sono mancate le critiche allo Stato di Israele e del suo Governo, guidato da Benjamin Netanyhau, per l’aumento delle ostilità in Medio Oriente che, di fatto, hanno portato le controparti verso una guerra su vasta scala.

Tra gli interventi più critici quello dell’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, recentemente rimbalzato pure dalla diplomazia israeliana per la richiesta di sanzioni proposta a carico di due ministri del Governo di Netanyhau, rei di aver sostenuto dichiarazioni d’odio aberranti verso i cittadini palestinesi.

“Al confine di Rafah – chiuso tra l’altro – si possono sentire le esplosioni e vedere i magazzini pieni di donazioni che arrivano da tutto il mondo e che non possono entrare, perché rifiutate dal Governo di Israele. Questo è ciò che accade al confine con Gaza”.

Stigmatizzati anche gli attacchi di Israele in Libano: “Israele sta ora bombardando pesantemente il Libano, dopo una serie di continui scontri a fuoco lungo la Linea Blu. Le sue truppe sono entrate via terra nel territorio libanese e i bombardamenti sono di straordinaria intensità. Le cifre – prosegue Borrell – dicono che circa il 20% della popolazione libanese è sfollata e circa 150.000 sono fuggiti in Siria. Il numero delle vittime civili è stimato in circa 2.000. Gli attentati nella città non colpiscono solo i quartieri sciiti, dove Hezbollah dovrebbe avere le sue infrastrutture, ma colpiscono anche le zone centrali della città”.

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Un disastro umanitario senza precedenti, considerando che pure gli esuli siriani, notoriamente additati come i più sfortunati migranti degli ultimi anni, stanno cercando di tornare in Siria, dove è in corso da tempo una guerra civile a dir poco sanguinaria, per sfuggire dal Libano.

“C’è stata una proposta di cessate il fuoco alla quale l’Unione Europea ha partecipato, insieme alla Francia, agli Stati Uniti e a diversi Paesi arabi, chiedendo e rafforzando il rispetto della Risoluzione 1701, che, come sapete, da 20 anni non viene rispettata”, ha aggiunto Borrell.

“Il Libano – prosegue il monologo di Borrell – è un paese profondamente destabilizzato. Destabilizzato perché ha un altro Stato nello Stato, che è Hezbollah, con un’enorme dipendenza dall’Iran. Dall’esplosione del porto di Beirut non è cambiato molto e l’istituzione più forte che sostiene il Paese, l’esercito, ha enormi debolezze anche dal punto di vista della capacità finanziaria, visto che non si riescono a pagare neanche i soldati”.

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Un Paese, ha poi ricordato Borrell, dove ci sono 10.000 soldati delle truppe dell’UNIFIL che in questo momento si trovano nei loro bunker, poiché “in mezzo agli intensi bombardamenti, l’unica cosa che possono fare è cercare di proteggersi” ha sottolineato Borrell. 

Proprio per l’UNIFIL l’Alto rappresentante ha poi chiesto un mandato più forte “per garantire la pace”. Una richiesta, però, ridicola pensando alle impunite invasioni dello Stato di Israele in Libano. Ferite ad uno Stato sovrano, seppur in crisi di legittimazione democratica data l’assenza di un presidente, “andate in scena” ben 3 volte: nel 1978, dal 1982 al 2000 (seconda invasione israeliana) e nel 2006. Ora, con molta probabilità, si potrebbe assistere alla 4a invasione israeliana dello Stato libanese.

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Invasioni che hanno inciso non poco sulla formazione e sul consolidamento di Hezbollah, nato proprio nel corso dell’occupazione del 1982. Ma la colpa non è mai di Israele per le “democratiche” istituzioni occidentali che, anzi, non hanno mancato negli ultimi decenni di stigmatizzare e creare pregiudizio nell’opinione pubblica verso l’Iran, la Siria e gli altri “Paesi Canaglia”. Un’azione, unita alla crescente ignoranza del cittadino/a medio europeo e americano, che per molto tempo ha spento qualsiasi slancio di protesta della popolazione.

Nel frattempo, le “istituzioni democratiche” fanno poco o nulla per controllare Tel Aviv che, dall’alto della sua democraticità e rispetto per i diritti umani, ha approvato recentemente le disposizioni di legge che consentono all’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi in Medio Oriente, di essere considerata un’organizzazione terroristica e di collocarla al di fuori di qualsiasi attività nei territori controllati dallo Stato di Israele.

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