Italia, l’orientamento per i giovani fa ancora pena.

Il 73% dei/delle giovani italiani/e è alle prese con un servizio di orientamento inadeguato. Un macigno contro le pluriennali azioni di scarso impatto e autoreferenziali promosse da Università ed enti pubblici. Il 57% dei ragazzi italiani, tra i 15 e i 28 anni, ancora non ha una visione chiara del lavoro che intende svolgere in futuro e delle competenze professionali da sviluppare. Niente male, nonostante la presenza delle edulcoranti promozioni di iniziative di orientamento che prolificano quà e la per il Paese, a partire dai cosiddetti “saloni dell’orientamento” e delle altrettanto famigerate “giornate universitarie dell’orientamento”.

Dati, elaborati dall’Inapp, Eumetra e Factanza Media, che confermano inequivocabilmente (se mai ce ne fosse stato bisogno) il fallimento dell’impianto dell’orientamento in Italia e che indicano quanto le nuove generazioni siano disorientate di fronte alla scelta del loro percorso lavorativo.

Altri dati del lavoro di ricerca, infine, mettono in luce una situazione ancora piu’ preoccupante: su un campione di oltre 1.500 individui, infatti, tra chi ancora studia solo il 21% degli intervistati ha le idee chiare su quale lavoro intraprendere una volta terminati gli studi, mentre il 49% dichiara di non avere, o di avere solo una conoscenza superficiale, degli sbocchi professionali nel settore di interesse. In riferimento alle modalita’ di ricerca del lavoro, poi, solo il 13% dei giovani ha ricevuto una spiegazione su come affrontarle, mentre il 29% ha dovuto imparare autonomamente e al restante 58% non e’ stato fornito alcun orientamento.

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