Pena di morte: i soliti “doppi standard” dell’Ue verso il partner americano.

Si può sostenere congiuntamente una guerra (per interposta persona) e, nel contempo, criticare “la degradante” nonché “disumana” pratica della pena di morte negli Stati Uniti. Questa, in sintesi, l’ennesima conferma del cosiddetto “doppio standard” dell’Ue in materia di diritti e, in particolare, della progressiva perdita di quella leadership globale dei valori che ha caratterizzato l’Europa unità per diversi lustri.

A ricordare l’ennesima uscita dell’Ue in materia la critica, attraverso il SEAE, il Servizio europeo per l’azione esterna, verso lo Stato della Carolina del Sud negli Stati Uniti d’America che, dopo 13 anni, ha ripreso a usare la pena capitale con l’esecuzione di Freddie Eugene Owens, avvenuta lo scorso 20 settembre. Paese, va rimarcato, dove ad oggi, 200 o più persone innocenti sono state scagionate dal braccio della morte negli Stati Uniti.

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“La Carolina del Sud – si legge nella nota del SEAE – si unisce ora a un piccolo gruppo di stati americani che continuano a fare affidamento su questa punizione disumana e degradante. Lo Stato ha anche ampliato i suoi metodi di esecuzione per includere plotoni di esecuzione ed elettrocuzione, pratiche che non hanno posto nella società odierna”. Continuare a mandare armi senza alcuna azione di monitoraggio a Kiev e avallare le “bufale” americane su presunti trasferimenti di armi tra i cosiddetti “Paesi canaglia”, invece, rappresenta una strategia rispettosa dei valori umani per la sempre meno democratica Unione.

“L’UE – (che ha firmato pure l’ASAP per fornire più armi al Governo illegittimo di Kiev) – si oppone fermamente alla pena di morte in ogni momento e in ogni circostanza. La pena di morte è incompatibile con il diritto inalienabile alla vita ed è una punizione crudele, disumana e degradante che non agisce come deterrente contro il crimine e rende irreversibili gli errori giudiziari”, conclude la nota del SEAE.

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