Salicoltura, Confagricoltura: “La coltivazione del sale marino è un’attività agricola”.
La salicoltura, o meglio la produzione di quello che fin dall’antichità è stato definito come l’oro bianco, il sale, deve essere assimilata all’attività agricola. A ribadirlo oggi, nel corso della presentazione del progetto di valorizzazione nazionale “L’agricoltura coltiva il sale”, sono stati i vertici regionali e nazionali di Confagricoltura: tutti concordi sulla necessità di sostenere una legge capace di introdurre nuove disposizioni normative per portare la coltivazione del sale nel novero delle attività agricole.
Un atto dovuto, come ricordato nel corso dell’incontro tenutosi nelle Antiche officine della Salina Conti Vecchi di Macchiareddu, per sostenere chi da sempre ha salvaguardato gli ecosistemi lagunari: gli imprenditori del comparto. Per loro, dal 27 settembre 2023, è stata avviata una serie di iniziative – come ricordato dall’istituzione del coordinamento tra Confagricoltura e società di gestione delle Saline di mare italiane – mirate a dimostrare che la coltivazione del sale marino deve essere assimilata all’attività agricola.
Progettualità, come ricordato dalla presenza dei principali big player del comparto italiano*, che va dritto al cuore del problema, a partire dall’inappropriato trattamento fiscale per il sale. Ricordiamolo, un bene di prima necessità che, come per la produzione dell’acqua, sconta una erronea percezione da parte del Legislatore italiano.
Ma non solo. Come ricordato da Paolo Mele, Presidente di Confagricoltura Sardegna “manca la filiera, ma siamo consapevoli della possibilità di raggiungere questo traguardo ambizioso. Con il supporto anche della politica locale e quindi della Regione Sardegna siamo certi che in tempi rapidi si possano dare risposte a un settore dove ancora tanto si può fare in termini di sviluppo e di creazione di nuova occupazione”. Mentre per Ciro Zeno, capo progetto per il riconoscimento della salicoltura come attività agricola, “l’Italia deve recuperare il ritardo sulla Francia, prima nazione ad aver inserito nel 2019 la salicoltura nelle attività agricole nazionali attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima”.
Un settore, ha poi ricordato la Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, capace di attivare nuove sinergie nel territorio: “Questo progetto è importante e rappresenta un passo necessario per la nostra Isola. La Regione è al fianco di questo settore strategico che deve creare ancora più valore, sviluppo e soprattutto occupazione. Anche per questo era importante oggi essere qui al fianco di chi ogni giorno lavora per il benessere della Sardegna. Serve – prosegue – una seria programmazione e pianificazione delle infrastrutture e bisogna porre fine alla contrapposizione turismo/ambiente. Se non siamo capaci di sostenere le leve economiche e le nostre peculiarità, non stiamo lavorando bene. Perciò – conclude – bisogna distaccarsi dal tema della gestione industriale ed entrare in un contesto dove si pensa prima alla qualità e al ciclo di vita del prodotto”.
Svolta che potrebbe arrivare, ricorda Annamaria Barrile, DG di Confagricoltura, grazie a un’opera di promozione della coscienza collettiva sul sale: “Le saline di mare costituiscono anche un forte richiamo turistico. Avvicinando la salicotura marina all’attività agricola potrebbe aumentare il legame tra territorio e prodotti agroalimentari, a favore dell’economia del Paese. Su questa linea Confagricoltura ha recentemente istituito il ‘Gruppo di lavoro Mare’ proprio partendo dalla volontà di voler coinvolgere maggiormente i rappresentanti della salicoltura marina e considerando che la blue economy è un comparto sul quale da diversi anni l’Europa e l’Italia stanno prestando molta attenzione. L’Italia, infatti, si colloca al terzo posto per contributo alla formazione del valore aggiunto del settore in ambito europeo. Eventi e progetti come questo di oggi – conclude – servono per aumentare la consapevolezza verso il settore. I sali rappresentano i territori e sono ambasciatori della tradizione enogastronomica e possono essere un agente importante per il sostegno della competitività nazionale”.
Un valore, quello dell’oro bianco, che non può prescindere da una seria valutazione del lavoro del produttore e da un aggiornamento del rapporto con le amministrazioni, ha poi aggiunto Enrico Morgante, AD di Conti Vecchi Spa: “Esiste una difficoltà oggettiva nella definizione delle caratteristiche dei terreni dove sono insediate le saline da parte delle stesse amministrazioni pubbliche, senza contare le difficoltà per la definizione del livello di tassazione”. Parere condiviso da Bruno Franceschini di Atisale Spa, azienda leader in Italia con 1,2 milioni di tonnellate di sale raccolto e 10mila ettari di saline: “E’ assurdo trovare al mercato pacchi di sale a 15 centesimi. Se 3 vanno allo Stato come è possibile pensare di poter sviluppare un settore che deve far fronte al costo del personale, alle concessioni onerose e alla remunerazione degli investimenti? Il sale deve avere il giusto prezzo e il giusto “abito” normativo”.
*Atisale Spa, la Sosalt Spa, le Saline Ing. Luigi Conti Vecchi in Sardegna e il Parco della Salina di Cervia in Emilia-Romagna.
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