Disinformazione: solo 1 giovane su 3 verifica i contenuti online.
Nel 2023, il 36% dei giovani di età compresa tra 16 e 29 anni nell’UE, che avevano utilizzato Internet 3 mesi prima dell’indagine, hanno cercato di verificare la veridicità delle informazioni o dei contenuti trovati su Internet da altre fonti.
In 4 Paesi dell’UE, secondo l’ultima indagine di Eurostat, la percentuale di giovani che hanno verificato contenuti online era superiore al 50%: Finlandia (61%), Paesi Bassi (60%), Croazia e Svezia (entrambi 53%).
Le percentuali più basse di giovani che hanno verificato contenuti online sono state registrate a Cipro (11%), Bulgaria (14%), Romania (15%), Lituania (21%) e Lettonia (27%). Questi 5 Paesi sono tra i 14 che hanno registrato una diminuzione di questa quota tra le indagini del 2021 e del 2023.
L’indagine del 2023 ha mostrato un divario di 9 punti percentuali (pp) tra la quota di giovani (36%) e la popolazione adulta (27%) che hanno verificato i contenuti online. In Finlandia, questo divario ha raggiunto i 21 punti percentuali (61% rispetto al 39%).
Solo 2 paesi dell’UE hanno segnalato una percentuale maggiore di popolazione adulta che verifica contenuti online rispetto ai giovani: il 42% della popolazione totale contro il 36% dei giovani in Irlanda e il 15% contro il 14% in Bulgaria.
Nel 2023, a livello dell’UE, la percentuale di giovani donne di età compresa tra 16 e 29 anni (73%) con almeno competenze digitali di base era superiore a quella dei giovani uomini di età compresa tra 16 e 29 anni (69%).
A livello nazionale, un modello simile è stato osservato in 19 Paesi dell’UE. I divari maggiori a favore delle giovani donne sono stati registrati in Croazia con una differenza di 14 pp (94% donne contro 80% uomini), Cipro con 12 pp (77%-65%) e Lussemburgo con 10 pp (67%-57%). ).
La situazione opposta, dove la quota di giovani maschi con almeno competenze digitali di base è superiore a quella delle giovani femmine, è stata registrata in Slovacchia con una differenza di 7 pp (da 65% a 72%), Estonia con 4 pp (da 85% a 89 %) e Romania con 3 pp (dal 44% al 47%).
Un problema, le basse percentuali di giovani che verificano le fonti, che si collega direttamente con le prossime elezioni europee di giugno, dato che l’84% dei giovani nell’UE utilizza i social media per informarsi. Piattaforme, quindi, diventate un canale significativo per le campagne politiche, come ricordato dalle ultime elezioni parlamentari in Finlandia, soprannominate appunto le “prime elezioni TikTok”, per il ruolo rappresentato dai social nel plasmare l’intenzione di voto dei giovani finlandesi.
I servizi fact-checking, ancora, hanno rilevato che i social media producono un “effetto di canalizzazione”, riducendo la presunta eterogeneità di contenuti e promuovendo una selezione ristretta di post, video e reels. Insomma, social media e i rispettivi algoritmi stanno spingendo gli utenti in bolle virtuali dove il pensiero critico viene sempre più sostituito dalle cosiddette “tane dei conigli”.
Una partecipazione dei giovani alle elezioni europee, alla luce di queste premesse e della decisione di Belgio, Germania, Malta e Austria di abbassare l’età del voto a 16 già dalle prossime elezioni europee di giugno, che sarà indubbiamente viziata da un contesto mediatico per nulla (o poco) improntanto al servizio pubblico.
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