Disagio giovanile. La Garante regionale non va oltre la cronaca.

In Sardegna, come in tante altre parti d’Europa, si continua, coerentemente con una rodata narrazione politica, a guardare altrove circa le cause e le responsabilità del fenomeno del disagio giovanile. Un aspetto devastante per il futuro e la sostenibilità dell’Isola mai affrontato da appositi strumenti legislativi o, ancora, azioni mirate alla coprogrammazione degli interventi pubblici con i giovani.

A suggerire la reiterazione di questo trend autoreferenziale l’ultima dichiarazione della Garante per l’adolescenza e l’infanzia, Carla Puligheddu, intervenuta sul caso della rissa tra i due giovani studenti a Macomer: “Gli adolescenti che portano il coltello in tasca o nello zaino finiscono sempre per usarlo”, dichiara in premessa la Puligheddu.

Considerazioni che proseguono sulle note della sociologia spicciola e sul desueto approccio scolasticocentrico: “Questi giovani vengono definiti anti sociali perché troppo impulsivi e violenti, incapaci di gestire le emozioni. Ma il discorso è sempre lo stesso: non si nasce violenti. Se queste persone trovano interessante possedere i coltelli, qualcosa non ha funzionato durante la loro crescita, nella famiglia d’origine, nelle dinamiche affettive relazionali. L’istruzione gioca un ruolo chiave. I giovani più istruiti – prosegue – ricorrono alla violenza e ai coltelli meno di frequente e hanno anche meno probabilità di diventare vittime. Questo dato è fondamentale per un lavoro orientato alla prevenzione. E’ necessario valorizzare la funzione culturale che la scuola ricopre nella società. Una scuola in difficoltà, lasciata sola ad affrotare situazioni gravi senza mezzi, affidata alla grande generosità dei docenti, dei dirigenti e del personale che vi opera nel tentativo quotidiano di educare alla non violenza e di prevenire le ricorrenti tristissime tragedie”.

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Garante, va ricordato, che nel corso della XVI Legislatura non ha certo brillato nell’azione di stimolo al Consiglio regionale su atti e interventi in materia di politiche giovanili o, meglio, per “bacchettare” un’Aula disinteressata alle politiche giovanili, come facilmente riscontrabile leggendo l’attività legislativa andata tristemente in scena nel corso del quinquennio 2019-2024.