Giorgetti: “Def sarà più leggero. Monitorare costi e controllare benefici spesa pubblica”.

Il Documento di Economia e Finanza (Def) che sarà approvato la prossima settimana dal Consiglio dei ministri, avrà una conformazione “più leggera, diversa rispetto al passato” ma sarà necessario, proprio per il peso del debito pubblico dell’Italia, insistere sul controllo della spesa pubblica attraverso nuovi strumenti di monitoraggio e di misurazione dell’efficacia delle politiche pubbliche finanziate. Bisognerà anche superare, tra l’altro, gli attuali sistemi dei crediti d’imposta e trovare altri strumenti “più controllabili come i contributi“.

Sono alcuni dei concetti espressi dal ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato che hanno iniziato le audizioni sul nuovo sistema di governance europea.

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Il risultato raggiunto sul nuovo Patto Ue è “complesso, talvolta confuso, che ha aggiunto e combinato e non certo risolto una serie di contraddizioni per arrivare ad un compromesso”, ha ricordato Giorgetti rispondendo ad una domanda in audizione alla Camera. “Via via si è venuta a creare un’impalcatura talmente complessa– e noi lo abbiamo denunciato – che quel sistema di regole nel momento in cui verranno concretamente applicate temo che anche in questo caso l’ottimismo e l’ambizione di regolare tutto si scontrerà con la realtà“.

Il ministro ha anche ricordato che “essendo terminata a fine 2023 la sospensione del Patto di stabilità e crescita, in base all’indebitamento registrato dall’Italia lo scorso anno (7.2 secondo le stime Istat) è scontato che la commissione europea raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura di disavanzo eccessivo nei confronti dell’Italia, come della Francia e di altri 10 paesi. Quindi abbiamo altre regole“. Non è una sorpresa, ha ricordato il ministro, tanto che “abbiamo condotto il negoziato sapendolo, non siamo fessi” ha concluso.

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