Lo dice la Corte dei Conti europea, Stato di diritto incerto in Ue.
Dal 2020 la “relazione sullo Stato di diritto” annuale è uno dei vari strumenti a disposizione dell’UE per sostenere lo Stato di diritto negli Stati membri. Si tratta di una misura preventiva, studiata per tenere sotto osservazione gli sviluppi in tutti i paesi dell’Unione e aiutare ad affrontare i problemi sul nascere. In un’analisi pubblicata oggi, la Corte dei conti europea passa la relazione al vaglio e mette in luce non solo la difficoltà di assicurare la sinergia con gli altri strumenti, ma anche il basso tasso di attuazione delle raccomandazioni che questa rivolge agli Stati membri.
La relazione riflette la valutazione e il giudizio propri della Commissione europea sugli sviluppi significativi in materia di Stato di diritto nei paesi UE. Si articola attorno a quattro settori tematici chiave: i sistemi giudiziari, la disciplina anticorruzione, il pluralismo e la libertà dei media, nonché altre questioni istituzionali relative al bilanciamento dei poteri. Poiché non è giuridicamente vincolante, si basa sulla leale cooperazione degli Stati membri. Dal 2022 comprende anche raccomandazioni rivolte agli Stati membri, che sono poi monitorate dalla Commissione per valutarne l’attuazione.
“Lo Stato di diritto è un principio cardine dell’Unione europea, che va rigorosamente rispettato. I ricercatori, la società civile e le organizzazioni internazionali ne segnalano invece un arretramento, persino con violazioni sistematiche in alcuni Stati membri. È per questo che l’UE ha reagito aumentando la vigilanza”, osserva Laima Liucija Andrikienė, membro della Corte responsabile per l’analisi. “In qualità di revisori esterni dell’UE, informiamo che, tra il 2022 e il 2023, solo un decimo delle raccomandazioni contenute nella relazione sullo Stato di diritto è stato pienamente attuato, poco più della metà sono state attuate almeno in parte, mentre per oltre un terzo non si è visto proprio alcun progresso“.
Gli auditor della Corte osservano anche che l’attuazione di alcune raccomandazioni può richiedere un sforzo concertato nel corso di svariati anni e riconoscono il ruolo cruciale svolto dagli Stati membri. La relazione ha cadenza annuale e fornisce aggiornamenti solo sugli sviluppi occorsi nell’anno precedente alla pubblicazione. Ciò detto, la Corte segnala che, con la quinta edizione di prossima pubblicazione, sarebbe opportuno cogliere la più ampia evoluzione tendenziale su diversi anni nel panorama dello Stato di diritto.
In aggiunta, gli auditor rilevano la possibilità di migliorare la pista degli elementi probatori nel processo di valutazione per documentare meglio il modo in cui la Commissione europea sceglie le questioni da esaminare e ne stabilisce il livello di gravità. Inoltre, la terminologia utilizzata per classificare le questioni relative allo Stato di diritto nella relazione è diversa da quella impiegata da altri strumenti dell’UE nello stesso ambito. Ad esempio, una “grave preoccupazione” contenuta nella relazione non corrisponde a una “violazione grave e persistente dei valori” ai sensi della procedura di cui all’articolo 7 del TUE, né a una “violazione dei princìpi dello Stato di diritto” ai sensi del regolamento sulla condizionalità.
Infine, come rimarca la Corte, si potrebbe rendere più trasparente la metodologia che la Commissione adotta nel redigere la relazione. Sebbene questa sia in parte di dominio pubblico, la si potrebbe sviluppare di più e comunicare in maggiore dettaglio, in modo da consentire alle parti interessate di comprendere meglio l’approccio alla valutazione.
Lo Stato di diritto è un principio universale di governance e uno dei valori fondanti dell’UE.
foto corte dei conti europea