Politiche giovanili. Anche quest’anno nessun obbligo di co-programmazione per gli Enti.

Anche quest’anno non ci sarà alcuna novità sul fronte della spendita delle risorse del Fondo Nazionale per le Politiche giovanili. Con la registrazione da parte della Corte dei Conti del decreto del ministro per lo sport e giovani, recante “Riparto del Fondo per le politiche giovanili per l’anno 2023”, arriva la conferma che anche nel nuovo anno i giovani non saranno protagonisti e non potranno dare il proprio contributo per la programmazione degli interventi nel campo della gioventù.

Con una dotazione di oltre 85,8 milioni di euro (83,1 alla luce dell’accantonamento di 2.729.281,00 euro effettuato dal Governo in “via precauzionale”), si continuerà, infatti, con la distribuzione delle risorse tra Governo, Regioni, Province e Comuni senza alcun esplicito richiamo alla co-programmazione degli interventi con i giovani e le organizzazioni giovanili qualificate.

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In altre parole si finanzieranno, anche quest’anno, iniziative calate dall’alto, di scarso impatto e senza il coinvolgimento dei beneficiari finali degli interventi, ovvero i giovani.

Non dovrebbe sorprendere, all’interno di un sistema di connivenza, che non si sia sollevata alcuna nota polemica – specialmente da parte delle agenzie e dagli “organi consultivi in materia di gioventù” -, contro la reiterata volontà dell’Esecutivo nazionale di escludere i beneficiari diretti degli interventi nella programmazione: ricordiamolo, i/le giovani italiani/e.

83.134.318,00 di euro destinati per un buon 49% agli interventi di rilevanza nazionale – circa 40,7 milioni di euro -, mentre alle Regioni e Province Autonome andranno 23,2 milioni (chissà quanti Giovani Vispi si potranno finanziare in giro per l’Italia). Per i progetti rivolti a Comuni e Città Metropolitane, ancora, ci saranno 18,2 milioni di euro, pari al 22% del fondo nazionale. Gli spiccioli, invece, per le Province rappresentate dall’UPI che prenderanno il 3% del fondo: 2,4 milioni.

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Da capire, anche se non viene spiegato nel decreto del ministro Andrea Abodi, perchè si citino termini quali, buon andamento, efficacia ed efficienza in assenza di alcuno slancio di co-programmazione e coinvolgimento nelle scelte dei giovani e delle organizzazioni giovanili. Dimenticanza che non mancherà di produrre, anche quest’anno, le solite iniziative spot e di scarso impatto nel settore della gioventù.

Tra le iniziative a carattere nazionale, non mancano poi le azioni “diversamente utili”, quali il potenziamento (ancora!) del portale Giovani2030, il sostegno ad attività promozionali per la Carta Giovani Nazionale (siamo lontani dalle iniziative disruptive) e “l’accrescimento della conoscenza delle istituzioni europee e delle politiche europee tra i giovani attraverso l’Agenzia Italiana per la Gioventù”, ente, come rilevato in una recente valutazione di una proposta progettuale, per il quale nell’anno delle elezioni europee 2024 il rapporto tra partecipazione democratica e giovani europei non è una priorità.

La valutazione dell'Agenzia Italiana per la Gioventù
La valutazione dell’Agenzia Italiana per la Gioventù

Senza contare, andando oltre l’escludente gestione (verso i giovani) del Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili, che le opportunità europee per ragazzi e ragazze sono scarsamente accessibili (e autoreferenzialmente promosse) come rivelato non solo dalla nostra testata ma dalla stessa Commissione Cult del Parlamento europeo.

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