Incitamento all’odio, Parlamento europeo: “Estendere l’elenco dei reati”.

Bisogna estendere l’elenco dei reati collegati all’incitamento all’odio. Lo ha chiesto la Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo, invitando i colleghi della commissione libertà civili, giustizia e affari interni a includere nella nuova proposta di risoluzione una ferma condanna verso le forme di incitamento all’odio e ai reati generati dall’odio, compresi quelli commessi contro donne, ragazze, persone LGBTIQ+ da parte di movimenti anti-gender e anti-femministi in Europa.

Entità, secondo la commissione, che si prefiggono “di revocare le leggi e le politiche pubbliche esistenti che tutelano i diritti delle donne e delle persone LGBTIQ+”.

Bisogna, inoltre, uniformare le diverse norme in vigore nei diversi Stati membri contro i reati di incitamento all’odio: “Serve un’azione comune dell’UE al fine di garantire la promozione dei valori dell’Unione. Invitiamo il Consiglio a concludere quanto prima una decisione del Consiglio che includa l’incitamento all’odio e i reati generati dall’odio tra le sfere di criminalità ai sensi dell’articolo 83, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Chiediamo – proseguono gli eurodeputati – alla Commissione di proporre una chiara definizione di incitamento all’odio e di reati generati dall’odio, compresa una definizione esplicita di incitamento all’odio e di reati generati dall’odio basati sul genere che comprenda l’incitamento all’odio sessista e misogino e le relative sanzioni, in sede di presentazione di proposte legislative, a seguito dell’inclusione nel trattato dell’incitamento all’odio e dei reati generati dall’odio nell’elenco degli “eurocrimini”, riconoscendoli quali forme specifiche di violenza contro le donne e le ragazze a causa al loro genere”.

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Incitamento all’odio reso esponenziale dall’avvento dei social e dalla costante perdita di senso critico della odierna opinione pubblica: “Il rapido sviluppo del mondo digitale e delle piattaforme di social media, permettendo l’anonimato sul web, rende più semplice compiere atti di incitamento all’odio e reati generati dall’odio”. Da qui la richiesta di intervento con una misura ad hoc, in particolare contro l’attività di movimenti anti-gender, sulle loro strategie e sulla disinformazione da essi diffusa. “La pratica di etichettare il movimento LGBTIQ+ come una “ideologia” – spiegano – va rafforzandosi nella comunicazione online e offline e nelle campagne contro la cosiddetta “ideologia di genere”.

Commissione che ha poi invitato gli Stati membri “ad affrontare il problema della riluttanza a sporgere denuncia e a eliminare gli ostacoli che le vittime incontrano per ottenere accesso alle procedure penali e alla protezione, tenendo conto della dimensione di genere”.

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Importante, infine, la formazione specifica, tra cui l’introduzione di programmi di educazione alla sessualità e alle relazioni adeguati all’età, che si concentrino sulla sensibilizzazione ai pregiudizi e agli stereotipi di genere e alle aspettative circa l’adeguatezza dei ruoli attesi nella società”.

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