Sovranisti ‘venditori di pentole’: nel 2023 114mila persone arrivate via mare.

Nei primi 8 mesi del 2023 sono arrivati via mare in Italia oltre 114mila migranti, specialmente dalla Guinea, Costa d’Avorio e dalle nazioni nordafricane come Egitto e Tunisia. Numeri a prova di “blocco navale” e delle menate proferite dai sovranisti e antieuropeisti nostrani e, indubbiamente, cifre molto più alte di quelle riscontrate negli anni precedenti, quando dalle parti di Salvini e Meloni si urlavano “soluzioni” al problema della migrazione.

Nel 2022, infatti, a fine agosto gli arrivi si fermarono a 58mila unità, senza contare, come rimarcato da Fondazione Openpolis, che poco sembra essere stato fatto per favorire una gestione organica e strutturata dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati nel nostro Paese.

Al contrario, le norme pensate dal Ministero dell’interno sembrano voler togliere flessibilità al sistema e non offrono soluzioni efficaci né per il rispetto dei diritti dei migranti né per una convivenza non conflittuale di questi ultimi con le comunità locali.

LEGGI ANCHE:  Viminale: "79.047 le persone arrivate finora dall'Ucraina".

La naturale conseguenza è la volontaria prosecuzione di una logica di gestione emergenziale del sistema che attraversa gli anni e i governi, oltre che un generico atteggiamento di ostilità, da parte dell’opinione pubblica, nei confronti delle persone migranti.

Insomma, la politica non fa altro che spingere sul tema della “battaglia tra poveri” per nascondere le evidenti (non per taluni elettori vittime di analfabetismo funzionale) pecche.

“L’andamento altalenante degli sbarchi negli anni – ricordano dalla Fondazione Openpolis – impone una riflessione sulla flessibilità di cui necessiterebbe il sistema straordinario, che dovrebbe “allargarsi” e “restringersi” a seconda del numero di arrivi. Al contrario il governo Meloni ha reintrodotto come obbligatorio il passaggio nei centri di accoglienza straordinaria (Cas), già previsto dal decreto sicurezza e poi abolito dalla cosiddetta riforma Lamorgese. La disposizione è contenuta all’interno del cosiddetto “decreto Cutro“, che al tempo stesso prevede che a entrare nel Sai siano esclusivamente i titolari di protezione internazionale (e non chi ha richiesto l’asilo ed è in attesa di risposta)”.

LEGGI ANCHE:  Covid Sardegna: 328 nuovi positivi, nessun decesso.

Nell’ultima estate, in particolare, la situazione è divenuta paradossale. Infatti, se per un richiedente asilo è obbligatorio entrare in un Cas prima di avere accesso al Sai, di contro lo scorso 7 agosto il ministero dell’interno ha diffuso una circolare in cui si dice che chi ha ottenuto la protezione internazionale deve uscire subito dai centri straordinari.

In altre parole lo stesso Viminale intima ai rifugiati di lasciare i centri straordinari, senza offrire un’alternativa, senza contare che non ci sono abbastanza centri Sai nel nostro Paese. Perchè tale mancanza? La risposta è semplice. L’Italia non ha puntato seriamente sul sistema ordinario dell’accoglienza, preferendo invece lasciarsi andare sulle note delle “soluzioni semplici e urlate” e infiammare la pancia degli italiani con argomentazioni lontane dallo Stato di diritto.

LEGGI ANCHE:  Asilo, migrazione e gestione delle frontiere. Ok dal Consiglio al fondo da 18 miliardi di euro.

Ma, come richiamato precedentemente, nonostante gli slogan, gli arrivi via mare sono aumentati nel corso dei primi 8 mesi del 2023, dimostrando l’inconsistenza della politica del nulla e dei facili proclami. Purtroppo, però, gli ultimi sondaggi dicono che parte del popolo italiano ha scarso senso critico.