Liste d’attesa, ACLI Sardegna: “Rapporto Corte Conti conferma peggioramento”.

Una sanità nell’isola sempre più in difficoltà. Questo, in sintesi, il commento della Corte dei Conti che emerge dall’analisi dei dati medi regionali sulle liste d’attesa, confermando un peggioramento di oltre 20 punti per la sanità in Sardegna. Fatti che (per ampi versi) cozzano con le difese autocelebrative di taluni esponenti della Giunta Solinas.

Andando oltre “il bombardamento della Croce Rossa”, a commentare il rapporto della Corte dei Conti è stato il presidente di ACLI Salute, Salvatore Sanna: “L’analisi della Corte dei Conti dell’11 settembre dimostra che sulle liste d’attesa nella sanità avevano ragione le ACLI che da tempo evidenziano l’inefficacia delle politiche regionali fino ad ora attuate della Regione Sardegna. Le persone aspettano mesi prima di compiere visite importanti, spesso le agende sono chiuse ma le malattie non aspettano. Gli organici spesso inadeguati quantitativamente accentuano il grave problema di trattare i pazienti”.

Da qui, non guasterebbe una riflessione circa le estemporanee (quanto incoerenti) iniziative di prevenzione sostenute da questa o quella istituzione sanitaria locale nell’Isola. Come si può fare prevenzione contro i tumori in una regione dove è quasi impossibile, per esempio, fare una colonscopia? Non è dato saperlo ma sarebbe interessante capire che ne è stato del “piano per l’abbattimento delle liste d’attesa” e dei suoi effetti per l’incremento delle prestazioni specialistiche annunciato già nel lontano 2020 dall’ex assessore alla sanità Mario Nieddu o anche dei 7 milioni liberati per la sanità convenzionata, come ricordato lo scorso dicembre 2022 dall’allora neo assessore alla Sanità Carlo Doria.

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“Chiediamo – prosegue Sanna – un cambio di passo e di approccio verso un tema fondamentale di civiltà e di welfare che vede gli anziani come persone più a rischio. Se poi quelli della Corte dei Conti sono i dati medi regionali sono ancora peggiori i dati del centro nord Sardegna, territori che hanno un decimo delle prestazioni sanitarie procapite nella sanità convenzionata e territoriale”.

Difficile, però, assistere a un cambio di rotta, data la scarsa attenzione prestata per il riequilibrio terriroriale. Anche nel 2023 la Regione, a differenza di quanto fatto dal 2018 al 2021, la Regione non è intervenuta sul riequilibrio territoriale lasciando intatta la spesa storica e producendo gravi effetti su alcuni territori. Il 55% delle risorse alla Asl 8 contro il 9% della Asl 1 di Sassari, una media per abitante di 52 euro per la Asl 8, contro i 2 euro della Gallura e i 15 euro di Sassari. Sopra i 20 euro per abitante solo Nuoro, Oristano e Lanusei, mentre Sulcis sopra i 30 e il Medio Campidano sopra i 40. Anche qui, numeri non “comunicati stampa” sulla bellezza della Giunta e delle sue “salvifiche” azioni per la Sardegna.

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Se poi non si mettono a disposizione le risorse per il contrasto alle liste d’attesa annunciate dall’ex assessore Nieddu e dall’attuale Doria (confermate a dicembre 2022 e poi a giugno 2023), risulta poco credibile l’azione “performante” dell’attuale squadra al Governo della Regione.

Situazione, come facilmente desumibile, che si riflette in ritardi significativi per l’accesso a servizi essenziali, tra cui visite specialistiche, interventi chirurgici programmati e trattamenti terapeutici, mettendo sempre più a rischio la salute dei cittadini sardi e minacciando la fiducia nella capacità del sistema sanitario regionale di fornire assistenza tempestiva e di qualità.

Se poi è la stessa ricerca sulle liste d’attesa per l’erogazione delle prestazioni all’interno di strutture ospedaliere pubbliche e private convenzionate, realizzata da Hi – Healthcare Insights, l’Osservatorio Indipendente sull’Accesso alle Cure di Fondazione The Bridge -, a dire che in Sardegna i dati sono in peggioramento rispetto agli anni passati, è facile smascherare i proclami a mezzo stampa della Giunta e del Presidente Solinas.

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Ad oggi, per esempio, per una visita oculistica ci vogliono 56 giorni (rispetto ai 23 degli anni precedenti) e per un elettrocardiogramma ci vogliono in media 52 giorni (rispetto ai 15 del passato). Centrodestra, di cosa parliamo?