Sant’Avendrace, chiesa chiusa dopo quasi 4 anni, Massa: “Da Giunta solo propaganda”.
Una città ostaggio degli innumerevoli cantieri. Questa la descrizione più realistica legata alla Città di Cagliari, comune governato da una maggioranza di centrodestra (fortunatamente arrivata ai saluti finali), fulgida espressione di una mediocre (per usare un eufemismo) gestione politico-amministrativa.
Tra i tanti cantieri ancora aperti, come quello della chiesa di Sant’Avendrace ancora chiusa dopo quasi 4 anni: “Da domani a mercoledì il quartiere di Sant’Avendrace celebra la Festa patronale, per il quinto anno nelle condizioni di precarietà dovute ai lavori in chiesa, ancora una volta sospesi e senza certezze su quando potranno riprendere”, ha dichiarato il consigliere dei Progressisti, Matteo Massa.
Conclusione del restauro che era stata prevista per gennaio 2020. Ma, come capita nel perimentro della improbabilità politico-amministrativa, i lavori si sono fermati per 18 mesi da luglio 2019 a gennaio 2021 e poi ancora per 11 mesi da giugno 2021 a maggio 2022.
“Il 2 marzo 2022 – ricorda Massa – nel corso di una conferenza stampa l’amministrazione si era impegnata a chiudere finalmente i lavori entro la fine del 2022. La solita propaganda – prosegue -: siamo ad agosto 2023 e i lavori sono nuovamente fermi”.
Nulla di strano. Un quartiere di Sant’Avendrace, come ricordato anche dall’improbabile guida turistica del comune di Cagliari, nonostante la presenza di un sito come la Necropoli di Tuvixeddu, per nulla valorizzato dalla maggioranza guidata dal sindaco Paolo Truzzu. Il “vecchio borgo dei pescatori lagunari”, infatti, è sempre stato escluso dagli interventi di riqualificazione di cui hanno beneficiato altre aree cittadine ritenute di maggior rilievo.
Nel mese di aprile il Comune aveva annunciato in pompa magna l’avvio del piano di “rigenerazione urbana” di Sant’Avendrace che, dopo un anno di lavori, avrebbe “cambiato il volto del quartiere”.
Per sancire l’eccezionalità dell’evento, il processo si sarebbe svolto in “forma partecipativa”, come dicono i competenti. Ai residenti sarebbe stato chiesto di esprimersi sul mantenimento del doppio senso di marcia nel viale, sui parcheggi e sull’apertura di piste ciclabili. Che la “rigenerazione” di Sant’Avendrace venisse ridotta a una mera questione di viabilità era certamente cosa discutibile ma, tant’è, meglio quello che nulla. E nulla è stato.
Dopo mesi di pesanti e diffusi disagi, fra cui un lunghissimo black out stradale da terzo mondo, i lavori si sono interrotti a metà, per la precisione a un quarto. Qui e lì se ne vedono i resti che oggi aggiungono altro degrado al degrado che avrebbero dovuto cancellare.
Non miglior sorte, ancora, è toccata alla parrocchia di Sant’Avendrace. Costruita su di un antico ipogeo che secondo alcuni custodirebbe la sepoltura del Santo martire, l’edificio è oggetto di lavori di restauro che sarebbero dovuti terminare nel gennaio 2020. I soldi per portarli a compimento sono stati stanziati, la solenne promessa da parte dell’amministrazione di farlo, idem.
L’indifferenza dell’amministrazione per la valorizzazione di tutto ciò che si trova oltre l’arco di Palabanda, va detto, non è imputabile a un’area politica o una singola amministrazione. Piuttosto è conseguenza di un sentire dominante in città che, focalizzandosi sul perimetro dello shopping e dei locali, mette in secondo piano tutto il resto. Un sentire che, con l’avvento delle amministrazioni Zedda e Truzzu, si è progressivamente rafforzato, fino a permeare tutte le decisioni più rilevanti assunte dalla politica cittadina negli ultimi 10 anni.
Desta, quindi, sorpresa l’indicazione dell’attuale sindaco Paolo Truzzu tra i papabili candidati alla guida della coalizione del centrodestra alle prossime elezioni regionali. Come potrà essere gestita una regione, già “disastrata” dall’azione dall’attuale XVI Legislatura, con un esponente che ha dimostrato, insieme alla sua giunta, notevoli limiti e capacità?