Eurodeputati: “Sanzioni Ue alla Russia aggirate da Paesi Terzi”.

Come ricordato recentemente da diversi eurodeputati europei, sembrerebbe che la Russia stia riuscendo ad aggirare le sanzioni Ue e a vendere il proprio petrolio sul mercato europeo. In particolare, alcuni Paesi terzi affacciati sulla sponda sud del Mediterraneo non avrebbero mai smesso di acquistare il greggio dalla Federazione russa per poi presentarlo ai Paesi europei.

Un fatto decisamente indicativo circa la reale azione di monitoraggio delle istituzioni UE sull’approvvigionamento delle fonti energetiche dei Paesi UE, potenzialmente elusivo delle misure entrate in vigore il 5 dicembre 2022 (il price cap e l’embargo europeo sul petrolio russo) e quelle del 5 febbraio 2023, che hanno esteso l’embargo anche ai prodotti petroliferi raffinati.

Aspetto ribadito lo scorso aprile dai 3 eurodeputati del gruppo dei Non Iscritti, Carles Puigdemont i Casamajó, Clara Ponsatí Obiols e Antoni Comín i Oliveres: “Il petrolio russo continua a raggiungere il mercato mondiale in grandi quantità. Petroliere europee di petrolio, gas e carbone con una capacità di quasi 16 milioni di tonnellate di portata lorda hanno effettuato centinaia di viaggi dalla Russia da quando la Commissione ha iniziato a imporre l’embargo sulle esportazioni di petrolio russo. Più di 100 spedizioni di questo tipo sono state destinate ai porti dell’UE e tra il 5 dicembre 2022 e il 5 gennaio 2023, 689 spedizioni internazionali di combustibili fossili hanno lasciato i porti russi, dei quali 250 viaggi effettuati da petroliere europee”.

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“Embargo” e sanzioni aggirate anche dalle parti dell’Arabia Saudita (non di certo un Paese democratico con il quale l’Ue dovrebbe operare, vedi il caso Kashoggi), come rimarcato dall’esponente de “La Sinistra” Marc Botenga lo scorso mese di giugno, secondo il quale le importazioni di gasolio russo dall’Arabia Saudita sono aumentate, come le stesse esportazioni del Paese verso verso l’UE.

Sui dubbi circa l’azione di monitoraggio dell’Ue circa le tanto sbandierate sanzioni contro la Russia, è intervenuto anche l’eurodeputato lituano del Partito Popolare Europeo, Liudas Mažylis: “Secondo vari rapporti, lo scorso anno il commercio dei Paesi dell’Asia centrale con la Russia è cresciuto in media dal 60 all’80%. Ad esempio, secondo i dati di gennaio-ottobre 2022, le aziende kazake hanno esportato in Russia oltre 500 milioni di euro in più di elettronica e telefoni cellulari, ovvero 18 volte di più rispetto allo stesso periodo del 2021. A causa dell’aumento delle esportazioni di prodotti a duplice uso verso l’Asia centrale, i componenti fabbricati nell’UE si trovano nelle attrezzature e negli armamenti militari russi utilizzati nella guerra contro l’Ucraina. Si può quindi presumere che le sanzioni imposte dall’UE alla Federazione russa vengano eluse deviando i flussi commerciali attraverso Paesi terzi, compresi gli Stati dell’Asia centrale”.

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Sull’ultimo affondo dell’esponente del PPE la commissaria Maired McGuinness ha però dichiarato che “la Commissione monitora attentamente i dati relativi agli scambi commerciali dall’UE verso i Paesi terzi e, per quanto possibile, dai Paesi terzi verso la Russia”. Analisi, secondo la componente della Commissione von der Leyen “utile a dimostrare l’eventuale evasione o elusione per determinate categorie di prodotti”.

“La Commissione ha avviato un dialogo con le autorità dei Paesi terzi, tra cui il Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan, dove è stato identificato un rischio di elusione, con particolare attenzione ai prodotti critici per l’esercito russo”. Sforzi, spiega ancora la McGuinness “sostenuti da un’azione di sensibilizzazione ad alto livello da parte dell’inviato dell’UE per le sanzioni” e dall’ufficio europeo per la lotta antifrode che “monitora e indaga su eventuali elusioni delle sanzioni”.

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Azioni contro la Russia, secondo lo stesso Liudas Mažylis, che hanno prodotto effetti limitati all’economia russa.

foto Kremlin.ru