Valori europei e arresti di massa in Turchia: la risposta “tiepida” della Commissione UE.
Il 25 aprile, pochi giorni prima delle cruciali elezioni in Turchia, le autorità turche avevano proceduto all’arresto di massa di oltre 125 persone in 21 città diverse, tra cui giornalisti, avvocati, politici e sostenitori del Partito Democratico dei Popoli (HDP). Tra gli arrestati dalla polizia turca anche Özlem Gündüz, vicepresidente dell’HDP, e Mahfuz Güleryüz, membro del comitato esecutivo centrale del partito. Accuse, ad oggi, ancora non chiare poiché è stato impartito l’ordine di mantenere il riserbo sulle indagini e, per capire il livello di democraticità di uno dei principali partner dell’UE, lo stesso Selahattin Demirtaş, l’ex leader del partito, è ora all’ottavo anno di carcere, nonostante la Turchia sia stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani. Insieme a lui sono ancora imprigionati altri ex parlamentari e funzionari di HDP.
Lo stesso Rapporto annuale del 2022 sulla Turchia ha dichiarato che la magistratura ha continuato a prendere sistematicamente di mira membri dei partiti dell’opposizione in Parlamento, in relazione a presunti reati legati al terrorismo, tra cui il Partito Democratico dei Popoli (HDP), e il sistema di immunità parlamentare non ha fornito una protezione legale per consentire ai parlamentari dell’opposizione di esprimere le loro opinioni entro i limiti della libertà di parola.
A richiamare l’Esecutivo von der Leyen (e si spera anche il Consiglio europeo) sulla condotta del Governo turco, sono stati gli eurodeputati del gruppo della Sinistra Dimitrios Papadimoulis, Konstantinos Arvanitis, Petros Kokkalis, Stelios Kouloglou e Elena Kountoura.
Timida, però, è stata la risposta della Commissione europea che, nonostante le ripetute violazioni delle libertà democratiche in Turchia, attraverso il commissario Olivér Várhelyi ha dichiarato che “l’UE ha ripetutamente invitato le autorità turche a cessare di utilizzare la legge antiterrorismo per arrestare e detenere giornalisti, scrittori, avvocati, politici,
accademici e difensori dei diritti umani”.
“La Commissione – ha poi aggiunto l’esponente della Commissione von der Leyen – continuerà a sollecitare la Turchia a garantire che tutti i procedimenti giudiziari rispettino i diritti fondamentali, compresi i diritti procedurali, in particolare la presunzione di innocenza e il diritto a un processo equo, in linea con i suoi obblighi di parte della Convenzione per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.
Insomma, la solita acqua fresca!
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